Un ministro tra la gente: potremmo definirlo così, il nuovo responsabile del Miur Marco Bussetti. Anzi, è lui ad “attaccarsi” addosso questa etichetta, di ministro attento alle esigenze dei lavoratori e degli utenti della scuola.
“Il mio intento – ha dichiarato il 20 giugno Bussetti a Macerata, dopo un incontro con i rettori delle università marchigiane – è operare viaggiando sul territorio, ascoltando prima tutte le persone, analizzando tutti i problemi e poi disponendo tutto quello che è necessario per poter trovare delle soluzioni che favoriscano la migliore offerta formativa sia scolastica che universitaria”.
C’è però un aspetto, delle parole di Bussetti, che andrebbe approfondito: questo vuol dire che prima di prendere provvedimenti, di modificare le norme, passerà un congruo numero di mesi? Del resto, per girare l’Italia e reperire problemi, umori e indicazioni, e poi raccogliere e plasmare tutto, occorre diverso tempo.
Il giorno prima, il titolare dell’Istruzione pubblica aveva detto che nel vestire questo nuovo ruolo di provare “oltre all’emozione” anche “una grande responsabilità. E questa responsabilità la sento perché il venire dal mondo della scuola, e conoscere i tanti problemi che affrontano quotidianamente gli istituti e tutti quelli che sono gli stakeholder interessati al mondo dell’istruzione e della formazione – oltre che dell’università e della ricerca – mi ha caricato. Sento di avere non un peso, ma oltre che una responsabilità, penso di avere una missione importante da svolgere”.
E ancora: “Io ho fatto l’insegnante di educazione fisica per due anni, negli anni ’80. E poi ho fatto l’insegnante di sostegno. Poi ho iniziato la carriera nell’amministrazione. Dal ’92 in avanti, quindi, nell’amministrazione. Sono ricordi ormai quasi trentennali, se vogliamo essere proprio precisi”, ha proseguito Bussetti. Il ministro che ora vuole mettere a disposizione delle persone che operano a vario titolo nella scuola, dal personale agli studenti.
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