La manovra economica del Governo M5S-Lega porterà soldi alla scuola: lo assicura il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, parlando con i giornalisti alla Fiera Didacta, in corso Firenze.
Dopo aver precisato, nelle scorse settimane, che il Documento di economica e finanza, presentato dal CdM al Parlamento, non prevede tagli all’istruzione, ma solo “una riorganizzazione e una redistribuzione delle risorse” ispirata a criteri innovativi, stavolta Bussetti va oltre: dice che le i finanziamenti per il settore dell’istruzione “ci saranno”, precisando anche che “la manovra dobbiamo ancora farla”, mentre “adesso è stato fatto un decreto fiscale”.
Il titolare del Miur si è quindi detto soddisfatto per come il Governo sta considerando il dicastero dell’Istruzione, “e tanto anche, perché l’attenzione, la considerazione verso il nostro mondo c’è ed è concreta”, ha concluso detto Bussetti.
Viene a questo punto da chiedersi su quali settori verranno collocate le risorse rivolte alla scuola. Le indicazioni giungono, a questo proposito, dallo stesso Def 2018, nel quale si parla di lotta alle classi “pollaio”, di introduzione di tempo pieno anche al Sud e si creano i presupposti per l’approdo nella scuola primaria di docenti specializzati, in ore extra-didattica curricolare, in motoria, inglese e musica, probabilmente con tanto di classe di concorso annessa.
Poi ci sono i correttivi della Legge 107/15: non tutti potrebbero essere a costo zero. Parlando del modo in cui il Miur intende ripartire, dopo la riforma Renzi-Giannini, il ministro ha sottolineato che “quando si fa una legge che è impiantata su una riforma che non è ancora stata attuata completamente, diventa difficile poi sostenerla.
La Buona scuola per noi rappresenta comunque una legge, e l’abbiamo già affrontata da questo punto di vista, che al proprio interno ha tutta una serie di elementi che stiamo modificando proprio in funzione del miglioramento delle nostre istituzioni”.
Qualcosa si potrebbe spendere anche sul fronte della formazione del personale, stavolta anche Ata. E forse anche delle nuove selezioni del pesonale, visto che sempre Bussetti ha detto di volere “rimettere ordine nel sistema di reclutamento: abbiamo bisogno di insegnanti giovani, insegnanti motivati, preparati e pronti ad affrontare nuove sfide educative”.
Per quanto riguarda gli stipendi del personale, invece, c’è poco da stare allegri: al momento, il personale potrà solo mantenere gli aumenti dell’aprile scorso – i famigerati 85 euro lordi medi a dipendente dopo nove anni di blocco – perché sempre nel Def è previsto solo poco più di mezzo miliardo di euro, che servirà (forse nemmeno basterà) a coprire i compensi di tutti i dipendenti pubblici interessati, altrimenti destinati ridursi (come scritto nello stesso documento).
In pratica, il Governo ad oggi sembrerebbe intenzionato a coprire la cosiddetta perequazione. Il rinnovo di contratto e gli stipendi europei possono attendere.
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