Question time alla Camera dei Deputati con il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti. Due sono le interrogazioni che hanno riguardato il Miur.
Il presepe a scuola
Nella prima, il deputato Rossano Sasso della Lega ha chiesto delucidazioni riguardante l’allestimento dei presepi nelle aule e negli spazi comuni nelle scuole.
La risposta del ministro non si è fatta attendere: “Sono a conoscenza delle iniziative assunte da alcuni dirigenti scolastici e docenti che hanno deciso di rimuovere il presepe dalle scuole e di censurare alcuni canti natalizi, trascurando alcune tradizioni condivise che fanno parte del bagaglio affettivo degli studenti, anche in tenera età, e delle loro famiglie”, ha detto
“Sono consapevole che tali iniziative hanno ferito la sensibilità di tutti, suscitando la disapprovazione non solo dei cattolici ma anche di alcuni rappresentanti delle comunità islamiche che hanno dichiarato di non disapprovare la celebrazione del Natale nelle scuole. Pochi giorni fa, come cittadino e come Ministro, ho già avuto occasione di ribadire la mia profonda convinzione ovvero che i simboli della tradizione cattolica, come il presepe e i canti natalizi, fanno parte della nostra storia, della nostra cultura, delle nostre tradizioni e, soprattutto, fanno parte della nostra identità”, ha aggiunto
“Ritengo, inoltre, che la comunità scolastica non possa essere avulsa dalla società ma costituisca un luogo d’elezione per la crescita anche interiore degli studenti e debba necessariamente tenere conto del contesto culturale e sociale nel quale gli stessi vivono, non rinunciando ad alcune ritualità condivise costitutive della comunità stessa. La scuola quindi, in un’ottica di vera inclusione realizzata anche attraverso la condivisione dei simboli costitutivi della storia e della cultura di questo Paese, può valorizzare le nostre tradizioni. È noto, infatti, come le lezioni durante il periodo delle festività natalizie siano sospese proprio in virtù della matrice cattolica di tale ricorrenza. Essere inclusivi significa condividere e comprendere la cultura del Paese in cui si vive anche attraverso le sue tradizioni”, continua Bussetti.
“In conclusione, l’impegno che assumo come Ministro dell’istruzione è vigilare affinché la scuola possa rappresentare il luogo in cui sono valorizzate e non messe da parte le più alte espressioni dei valori fondanti della nostra cultura, come la celebrazione del Santo Natale”.
Alternanza scuola/lavoro
L’altra interrogazione, invece, è di Gabriele Toccafondi, ex sottosegretario all’Istruzione nella precedente legislatura, ora deputato. Toccafondi chiede al ministro delucidazioni riguardo l’alternanza scuola/lavoro: i dati del monitoraggio per l’anno scolastico 2017-2018 e di conseguenza, le motivazioni del ridimensionamento dell’alternanza.
Ecco la risposta del ministro Marco Bussetti: “Non considero quello dell’alternanza scuola-lavoro come un esperimento da archiviare; anche in questo caso, come per tutti gli altri aspetti della cosiddetta “buona scuola”, l’obiettivo che mi sono prefisso sin dal mio insediamento è stato quello di affrontare e sciogliere i nodi emersi in questi anni di applicazione. Come è noto, la cosiddetta “buona scuola” ha ampliato in maniera considerevole le ore obbligatorie di alternanza scuola-lavoro, così facendo, quello che avrebbe dovuto rappresentare un efficace strumento di formazione dello studente, è stato letto come un obbligo, un dovere, non come un’opportunità da cogliere, sia per gli studenti sia per le strutture che si sono proposte di accoglierli presso di loro”, ha detto
“Sono fermamente convinto che i termini scuola e lavoro non debbano essere intesi in maniera antitetica, ma come sintesi naturale. Trovo normale che durante un percorso di studi, oltre al trasferimento di conoscenze e di strumenti per interpretare il mondo in cui viviamo, si tenti di orientare gli studenti verso un lavoro, qualunque esso sia. In questo senso, reputo molto importante e formativo che gli studenti possano, tramite percorsi di competenze trasversali, iniziare a misurarsi con il mondo del lavoro, con il quale prima o poi dovranno entrare in contatto”, ha aggiunto.
“Il cambio della semantica sottolinea come i percorsi degli studenti non siano alternativi alla didattica, ma debbano integrarsi con essa, debbano tradursi in una seria metodologia che permetta loro esperienze di altissimo profilo e non costringa le scuole, nel tentativo di arrivare alle ore stabilite, a ricorrere, come è successo, a esperienze che non siano coerenti con il percorso di apprendimento dello studente interessato”, continua Bussetti
“Ed è proprio su queste criticità che siamo già intervenuti. Con la legge di conversione del decreto-legge cosiddetto “milleproroghe”, è stata introdotta una disposizione che esclude, con riferimento all’anno scolastico in corso, l’obbligatorietà dello svolgimento dei percorsi di alternanza scuola-lavoro, ai fini dell’ammissione all’esame di Stato. Con il disegno di legge di bilancio, che verrà oggi all’esame di quest’Aula, sono state introdotte ulteriori e significative modifiche alla disciplina dei percorsi di alternanza scuola-lavoro che oltre ad essere ridenominati come percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento, vedono sensibilmente ridotta la loro durata minima, che peraltro viene stabilita in misura differenziata in 210 ore per gli istituti professionali, 150 per gli istituti tecnici e 90 per i licei”, sottolinea il ministro
“Resta ferma, comunque, la possibilità, da parte delle scuole che ne sentano la necessità, nel rispetto della loro autonomia e dei requisiti incomprimibili di qualità e di sicurezza, di elevare il numero di ore dedicato a tali percorsi e attività, in una logica di potenziamento dell’offerta formativa sul territorio”, conclude Bussetti.
Alle parole di Bussetti è sopraggiunta la risposta di Toccafondi: “Il ministro, nonostante la precisa domanda, non fornisce dati del monitoraggio. Forse perché i dati sono positivi?”