“Sappia il ministro leghista che negli anni gli insegnanti del Sud sono andati al Nord a portare cultura, istruzione, educazione, storia, quella si, millenaria. Le scuole al Nord funzionano anche grazie ai tanti terroni che ci lavorano”: è una considerazione “forte” quella fatta dal sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà (Pd), delegato per il Mezzogiorno e la Coesione territoriale dell’Anci, in un post sulla sua pagina Facebook commentando la richiesta di maggiore impegno fatta dal ministro dell’Istruzione Marco Bussetti nei confronti delle scuole del Sud.
Due docenti su tre sono del Sud
In effetti, la percentuale di docenti che operano nelle scuole (di tutta Italia, Centro-Nord compreso) nativi da Roma in giù è davvero alta. In media, le statistiche ufficiali ci dicono che a livello nazionale almeno due insegnanti su tre che lavorano in Italia, da precari e di ruolo, hanno origini meridionali.
Anche alla luce di questo, il primo cittadino della città calabrese reputa le dichiarazioni di Bussetti “gravissime: sono l’evidente segno di un Governo razzista nei confronti del sud Italia e del mondo. Che sia in paese o a migliaia di chilometri di distanza da casa, i docenti meridionali non si risparmiano sapendo di ricevere molto meno di quel che danno”.
“Bussetti, per un giorno, torni a scuola”
“Bussetti – continua il democratico – si metta alla prova: scruti direttamente coi suoi occhi, ascolti con le sue orecchie, viva in prima persona con umiltà ciò che per noi è così difficile da renderci comunque più forti. Potrebbe sembrare arduo, ma lo può fare”.
“Bussetti, per un giorno o per un po’, torni a scuola. Il lupo, anche quando si traveste da cappuccetto rosso, sempre lupo rimane“.
“Al Sud la scuola, spesso, ti salva la vita”
E ancora: “Il ministro leghista dell’Istruzione Bussetti provi, anche per un solo giorno, a vedere come lavorano gli insegnanti e gli studenti del Sud”.
“Tocchi con mano l’impegno, il sacrificio, il lavoro, l’abnegazione, la dedizione, la passione che migliaia di professionisti mettono quotidianamente in campo per trasmettere cultura fra i banchi di scuola, in strutture purtroppo non proprio al meglio dell’efficienza, in contesti sociali dove la scuola, spesso, ti salva la vita”, conclude Falcomatà.