Il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, si dice favorevole all’adozione del grembiule per i bambini della scuola primaria e secondaria di primo grado.
A margine di un incontro a Milano, Bussetti afferma: “I grembiuli in aula li ho indossati anche io, li ho portati e credo che permettano, dal punto di vista dell’inclusione sociale, di far sì che tutti gli studenti e i nostri alunni possano sentirsi a miglior agio all’interno delle classi”.
Salvini aveva proposto di reintrodurre l’obbligo sia lo scorso gennaio, sia marzo. Il primo maggio è tornato ad affrontare il tema. “Visto che tutti i bimbi sono uguali – ha detto in quell’occasione – io nel nome della parità di tutti rimetterei un bel grembiulino. Così non c’è quello con la felpa da 800 euro e quello con le scarpe da 20 euro”.
Il leader della Lega ha poi aggiunto che, dopo questa proposta “qualcuno a sinistra dirà che voglio tornare al Ventennio”.
Il tema è, comunque, ciclicamente riproposto nell’attualità scolastica. Nel 2008, l’allora ministro all’istruzione Maria Stella Gelmini, durante un’audizione alla Camera, fece sua la proposta, dichiarando: “Noto con piacere che molti presidi stanno informando il ministero del fatto che in parecchie scuole stanno reintroducendo il grembiule”.
Sull’argomento si è anche espressa l’Associazione Nazionale Presidi (ANP): “Reintrodurre il grembiule nelle scuole è possibile, non mi sembra ci siano problemi particolari nel farlo, certo abbiamo altre priorità, non mi sembra, insomma, una questione fondamentale”. Così il presidente dell’Associazione, Antonello Giannelli.
“L’emergenza più importante – prosegue il dirigente scolastico – è un’altra: abbiamo solai e controsoffitti delle scuole che andrebbero monitorati, ogni settimana c’è un crollo; a volte si tratta di fatti lievi, a volte cadono interi pezzi di soffitto: è questa una cosa molto urgente su cui intervenire e poi, se costa mettere a posto le situazioni, non costa quasi nulla fare le verifiche. Un monitoraggio andrebbe fatto subito, questa è l’emergenza numero uno. Finora su questo fronte non è stato fatto nulla, non mi è arrivata alcuna segnalazione in tal senso dalle scuole”.
“Invece – osserva ancora Giannelli – si pensa a prendere le impronte digitali ai presidi, una misura che costerà 100 milioni di euro e che potrebbero essere dedicati ad altro”.
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