Hanno fatto rumore le parole rilasciate alla ‘Stampa’ dal ministro dell’Istruzione sulla “priorità assoluta” da dare ai nostri giovani, perché “il primo pensiero” è che “possano farsi una famiglia, avere dei figli, vivere con serenità il loro progetto di vita”.
Secondo Francesco Sinopoli, segretario generale Flc-Cgil, è “difficile essere d’accordo con le parole del ministro Bussetti quando nella scuola stabilisce una sorta di classificazione in base alla cittadinanza: prima gli italiani e poi e gli altri. Può funzionare come slogan elettorale, ma non come dichiarazione di un ministro dell’Istruzione, la cui funzione è proprio quella invece di offrire a tutti, compreso quel milione di studenti ai quali la cittadinanza è stata negata dal capo del suo partito, parità di trattamento e rispetto della dignità di persone”.
“Voglio rammentare al ministro che la scuola è già molto più avanti di lui, dal momento che ogni giorno migliaia di insegnanti e docenti svolgono un’opera straordinaria di integrazione tra alunni e studenti, senza mai dividerli tra italiani e stranieri. In secondo luogo, caro ministro, la scuola non può essere il luogo dove i nostri giovani vengono aiutati per farsi una famiglia. Questa è una idea arcaica della libertà delle persone e della missione della scuola”.
Sinopoli ha tenuto a dire che “la scuola aiuta i giovani a stare al mondo con maturità e senso critico, rendendosi autonomi e godendo di ogni libertà che la Costituzione e le leggi consentono. Se il ministro rilancia le tesi di Verona sulla famiglia tradizionale come missione della scuola ha sbagliato totalmente direzione, quella su cui ha giurato resta una Repubblica laica, aperta, fondata sulla Costituzione, sulla libertà e l’autodeterminazione”.
Anche per il leader della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, “la scuola di cui abbiamo bisogno, la scuola che serve al paese è la scuola dell’accoglienza, dell’incontro, dell’integrazione. È la scuola di tutti e se una preferenza può esprimere è quella di Don Milani: l’attenzione agli ultimi”.
“Nessuno – ha continuato la segretaria generale – può volere una scuola delle differenze. Riprendo un pensiero di Raffaele Mantegazza, un pedagogista attento ai problemi e ai rischi che vengono dall’egoismo: “La scuola è uno spazio sacro e i bambini non posso essere oggetto di pratiche discriminatorie”.
Le reazioni negative non sono mancate nemmeno in Parlamento. “La scuola è il primo luogo dove praticare integrazione e uguaglianza. Lo dice la Costituzione. È una vergogna per il paese avere una ministro che dice certe cose”, ha scritto su Facebook Ettore Rosato (Pd), vice-presidente della Camera.
Pure per Andrea Marcucci, presidente dei senatori Pd, “è letteralmente incredibile che il ministro Bussetti dica che a scuola si debba pensare ‘prima ai nostri figli’ e dopo a tutti gli altri. A scuola in Italia le uniche cose che devono venire prima sono la capacità ed il merito, che non hanno nazionalità o colore della pelle”.
Nemmeno Laura Boldrini, ex presidente della Camera, non era andata per il sottile nel giudicare le priorità di supporto espresse dal titolare del Miur, parlando di un ministro che si lascia andare a “slogan discriminatori come un Salvini qualsiasi”.
Intanto, però, fonti vicine al ministro, riportate dall’Ansa, fanno notare che in nessuna parte dell’intervista il ministro dice quanto scritto nel titolo che invece parla di “prima i nostri figli”.
Anche gli esponenti della Lega intervengono in difesa di Bussetti. “Se il senatore Marcucci avesse letto meglio si sarebbe accorto che il titolo a cui si appiglia per dare addosso al Ministro è totalmente inventato dal giornale: Bussetti non usa mai quelle parole”, ha detto Rossano Sasso, deputato della Lega.
“Le interviste – ha detto il senatore Claudio Barbaro capogruppo della Lega in commissione Istruzione al Senato – andrebbero lette tutte e meglio onde evitare dichiarazioni fuori luogo senza soffermarsi su un titolo che non corrisponde minimamente a verità”.
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