Lunga intervista al quotidiano Libero per il ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti.
Diversi gli argomenti trattati nel corso del colloquio con il giornale milanese: “Mi considero un pragmatico. La scuola deve essere un luogo di formazione di coscienze libere, critiche, curiose e aperte al mondo. Il nostro sistema d’ istruzione è complesso e articolato, non si può gestire con un approccio di parte, va governato con prudenza e spirito operativo. Rispettare il mondo della scuola significa anche non sottoporlo a continui stravolgimenti: basta strappi, guarderemo alle riforme introdotte valutando di volta in volta ciò che va mantenuto e ciò che va sistemato o superato per il bene degli studenti. Ritorniamo a parole come passione e impegno e abbandoniamo quelle come potere, che non hanno nulla a che fare con la crescita dei ragazzi. Riforme calate dall’ alto non producono effetti mentre sapere come funziona un sistema aiuta a cambiarlo con interventi misurati e puntuali e tenendo conto delle relazioni con le persone e tra le persone, ripristinando il rispetto dei ruoli. Sono in questo ambiente da trent’ anni e posso dire di ritenerlo la mia seconda casa, voglio restituirle dignità e farle raggiungere il suo principale obiettivo, il successo formativo degli studenti. Ho voluto dare un segnale subito che la scuola non si governa da Roma ma va vissuta da vicino, partendo per le Marche, una terra messa a dura prova dai terremoti del 2016 e 2017. Andrò in tutta Italia per entrare in contatto con le persone e i territori”.
“Da giovane ero uno sportivo praticante, poi ebbi un infortunio. Penso che dietro le aggressioni a scuola ci siano motivazioni culturali che investono la società nel suo complesso e che il segreto sia ricostruire un clima di fiducia e rispetto reciproco e fare in modo che professori, personale scolastico, studenti e genitori si sentano parte di un sistema che converge verso un unico obbiettivo: la formazione. Però dobbiamo far passare chiaramente il concetto che il docente è il docente e il genitore è il genitore: hanno compiti e responsabilità diversi e le invasioni di campo danneggiano i nostri ragazzi. Va restituita autorevolezza agli insegnanti: a scuola il ruolo educativo spetta a loro”.
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