Nel Movimento 5 Stelle c’è un’ala che non gradisce l’autonomia differenziata, meglio nota come “regionalizzazione”, della scuola e di altri servizi pubblici basilari, voluta con forza dalla Lega e su cui il Governo ha già dato il suo assenso di fondo, in attesa che il ddl approdi presto in Parlamento.
Si tratta di una parte del movimento, probabilmente nemmeno troppo ristretta, che sinora è rimasta a tacere. Ma a seguito delle dichiarazioni sulle scuole del Sud, a cui il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti ha chiesto maggiore impegno e sacrificio, starebbe uscendo allo scoperto, manifestando la sua contrarietà.
Una parte che, evidentemente, non vuole tradire tanti insegnanti e addetti ai lavori che osteggiano il programma leghista. Ben sapendo, anche, che, una volta trasformato il progetto in legge, se li metterebbe pure tutti contro.
A prendere le distanze contro la sortita del ministro del Miur si è schierato un po’ tutto il M5S: i consiglieri della Campania, diversi onorevoli e senatori, i sottosegretari Salvatore Giuliano e Lorenzo Fieramonti, addirittura il leader politico Luigi Di Maio, per il quale Marco Bussetti avrebbe detto una fesseria, per la quale farebbe bene scusarsi, perché “ci sono insegnanti che si svegliano alle 5 del mattino per preparare la lezione, per studiare e aggiornarsi, per conciliare i tempi del lavoro con quelli per la famiglia. Loro sì che hanno diritto di dirci ‘impegnatevi di più’. Noi no!”, ha tagliato corto Di Maio.
Nel Movimento 5 Stelle, però, c’è anche chi ha intravisto nelle parole del ministro dell’Istruzione un filo conduttore con il progetto di realizzazione, sul quale la prossima settimana dovrebbe svolgersi un incontro, reputato chiave, con i governatori.
Tra questi grillini, contrari al progetto del Carroccio, c’è la senatrice Paola Nugnes senatrice del M5S, che con un tweet scrive poche parole ma significative: “Un ministro dell’Istruzione non dovrebbe parlare così in spregio della storia, della legge e della verità. Soprattutto un ministro dell’Istruzione non dovrebbe #AttentiallaSecessioneDeiRicchi“.
Un tweet, quello della senatrice pentastellata, che se dovesse rimanere una voce fuori dal coro, servirebbe a ben poco: qualora, invece, dovesse essere il primo di tanti, per il Governo si prospetterebbe una bella “gatta da pelare”.
Con la Scuola, ancora una volta, come già accaduto con il Partito Democratico a seguito dell’approvazione della Legge 107/2015, che si ritroverebbe a figurare tra i motivi nazionali del dissenso verso l’operato di chi governa il Paese.
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