Il 7 agosto è stata una giornata importante per la scuola, perché in Parlamento si è approvato in via definitiva il decreto dignità, con tutte le conseguenze che porterà a livello di precariato: in particolare sul via libera alle supplenze al 31 agosto anche dopo tre anni e alla trasformazione dei contratti dei maestri con diploma magistrale in supplenze fino al prossimo 30 giugno, con imminente concorso straordinario annesso per 12mila posti.
Nella stessa giornata, senza fare alcun riferimento al provvedimento diventato legge dello Stato e presto in Gazzetta Ufficiale, il ministro dell’Istruzione Marco Bussetti, su twitter scriveva: “Al lavoro per la scuola e per l’avvio del nuovo anno. Queste settimane sono cruciali per garantire un buon inizio ai ragazzi, al personale, alle famiglie”.
Come dire: i problemi della scuola non sono solo quelli dei precari. In questi giorni di afa estiva, infatti, il Miur è alle prese con la difficile gestione di quasi 2mila reggenze, quindi di altrettanti istituti da assegnare a dirigenti scolastici già titolari della loro scuola; c’è poi la messa a punto degli organici; da gestire al meglio la partita del reclutamento di 57mila nuovi insegnanti e quasi 10mila Ata.
Inoltre, la definizione delle regole che porteranno all’ordinato avvio dell’anno scolastico, deve tenere conto di fattori meno “visibili” ma altrettanto centrali, come la messa in sicurezza degli istituti, i rapporti con gli enti locali, attraverso i quali definire trasporti, mense e tutto quello che attiene alle competenze di comuni e province.
Poi, ci sono gli accordi con gli altri ministeri, cominciare da quello della Salute, per la delicata gestione dei vaccini obbligatori e i tanti dubbi sulla liceità dell’autodichiarazione delle famiglie, e soprattutto quello del Mef, attraverso il quale il ministro Bussetti cercherà di sicuro di ricavare il massimo, sia da destinare alle scuole, sia al personale in visto del rinnovo del contratto, che al 31 dicembre sarà già scaduto.
Di certo, le questioni precari non sono marginali: prima di tutto perché la prossima conversione dei contratti e il successivo licenziamento di 50mila maestri con diploma magistrale, ha di sicuro un’incidenza diretta sull’avvio ordinato o meno della scuola dell’infanzia e primaria.
In secondo luogo perché ci sono circa 50mila supplenze annuali, fino al 30 giugno, su sostegno da realizzare e anche queste devono tenere conto di precise indicazioni emanate dal Miur agli uffici scolastici, in modo da evitare ricorsi e contenziosi da parte di eventuali esclusi.
Infine, ci sono sempre da sottoscrivere altri 50mila contratti a tempo determinato su discipline, in parte fino al 31 agosto 2019, che seppure senza più la chiamata diretta, necessitano comunque di chiare procedure.
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