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Busta paga di un euro, una docente: “Volevo vendicarmi andando in classe con le mani in mano, ma non ci riesco”

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April 01, 2025

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Ancora un altro caso di busta paga di un docente che riporta un netto pari a un euro. Stavolta è toccato ad una precaria napoletana, che ha rilasciato un’intervista a La Repubblica in cui ha espresso il suo rammarico e la sua disperazione.

“Ci sentiamo umiliati”

Si tratta di una precaria che insegna in una scuola media, da 7 anni nelle scuole statali, vincitrice del concorso nel 2020. Per lei un euro di stipendio questo mese: “Non da un privato, ma dallo Stato, che ci umilia e mostra dispregio per il nostro lavoro”.

“Leggendo il cedolino paga si capisce che si tratta di conguagli fiscali. Ma io ho controllato i miei precedenti stipendi e non ho mai preso un soldo più del dovuto. Quale conguaglio c’è da fare?”, ha aggiunto. La docente non sa cosa fare: “Certo che ci sentiamo umiliati. E la mia prima reazione è stata di rabbia e di sconforto: volevo vendicarmi andando in classe con le mani in mano, senza fare lezione. Ma non ci riesco. La fortuna di queste istituzioni matrigne è che tanti docenti svolgono il loro lavoro con dedizione e impegno, anche se sono arrabbiati e delusi, anche se invece dello stipendio prendono schiaffi”.

Al momento, dice la docente, non c’è stato alcun riscontro in seguito alle proteste di chi si trova in questa situazione: “Nessuna risposta. Solo la tesoreria del ministero mi ha inviato una mail che dice: ‘la sua Pec è stata protocollata, può seguire la situazione sul sito web’, ma quel sito è fermo da giorni”.

I casi proliferano, come abbiamo riportato: “Siamo in tanti, in tutta Italia. Qualcuno si è rivolto ad un avvocato, qualcun altro ha parlato con i sindacati. Se almeno ci avessero avvisati. Se almeno ci avessero proposto una rateizzazione del debito, ammesso che debito ci sia. Ed io, comunque, sono fortunata. Ho un marito che lavora. Stringeremo la cinghia, con la nostra bambina, faremo sacrifici. Ma supereremo questo burrone nel quale ci ha scaraventato lo Stato. Altri, invece, vivono solo con lo stipendio della scuola. Io abito a Napoli, per arrivare a scuola faccio mezz’ora d’auto. Con 1 euro non pago neppure mezzo litro di benzina. Vado a piedi? I mezzi pubblici costano più di quell’euro meschino che ci hanno dato”.

“Siamo troppo mortificati. E scoraggiati. Contro chi fare un’azione? Contro lo Stato? Contro lo Stato che ci affida i suoi cittadini più giovani? Contro lo Stato di cui siamo pubblici ufficiali? Sarebbe kafkiano”, ha concluso, con amarezza.

Il precedente nel 2024

Lo scorso mese di febbraio l’associazione dei collaboratori dei dirigenti scolastici Ancodis csoprì che il fenomeno degli stipendi fortemente decurtati, se non azzerati, per via del conguaglio fiscale, è tutt’altro che isolato: un sondaggio al quale hanno partecipato in poche ore oltre 500 docenti, presidi e Dsga, ha rivelato che oltre il 90% di chi ha spiegato di avere ricevuto una decurtazione che va da almeno 100 euro ad oltre 800 euro.

Nell’occasione, il leader Ancodis Rosolino Cicero chiese, rivolgendosi alla nostra testata: “perché si applicano questi conteggi senza preavviso? Perché per chi lavora nel comparto pubblico non sono previste mai rateizzazioni per il recupero dei debiti? Ma chi governa la pubblica amministrazione sa che togliere dallo stipendio così tanti soldi assieme può comportare seri problemi per la gestione delle famiglie, per il pagamento delle bollette, delle rate di mutuo e tanto altro?”.

Sempre a febbraio, la decurtazione colpì diversi dei circa 50 mila neo-assunti (che lamentano tagli di diverse centinaia di euro). La maggior parte sono tuttavia insegnanti e Dsga di ruolo che nel corso dell’anno si spendono a scuola dietro a miriadi di impegni e progetti.