Sono stati molti i proclami sulla deontologia professionale, sul fatto che non si può provare l’utilizzo doloso della trasparenza delle buste, sul fatto dell’inopportunità di certi articoli sulla stampa specializzata che gettano solo discredito su una prova considerata dai 406 idonei regolare e senza difetti amministrativi.
Qualche giorno fa, però, viene depositata al Consiglio di Stato una perizia tecnica di parte, che asseriva l’opacità delle buste usate nel concorso lombardo, confermando quello che a settembre affermava l’ex direttore generale dell’Usr della Lombardia.
Dall’articolo di Savi si apprende che la perizia è stata svolta su buste diverse.
Quelle del concorso erano state prodotte dalla ditta Litograph e sono di tipo “Bus 20”, quelle viste nella relazione tecnica dell’Istituto poligrafico di Stato, richiesta dell’Ufficio scolastico lombardo, sono della ditta Pigna, di tipo Sandy. Un errore, l’ennesimo che alza i toni della polemica, giustificando la decisione di Palazzo Spada nel dare un nuovo accertamento sulla trasparenza delle buste al direttore del dipartimento di Scienze merceologiche della Sapienza di Roma.
Il 4 gennaio 2013 sarà finalmente definita la spinosa questione, facendo emergere tutte le responsabilità di chi ha gestito questa prova concorsuale in ogni sua fase, ricorso compreso.
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