Dopo la sentenza del CdS, tra i commenti spicca quello dell’Associazione Nazionale Presidi della Lombardia che dice: “Alla notizia della sentenza del Consiglio di Stato siamo rimasti in tanti senza parole e anche senza fiato, come quando si prende un pugno alla bocca dello stomaco“.
La stessa Anp continua affermando che: “C’è da sentirsi sconfitti e sdegnati di fronte a questo crudele gioco dell’oca che arretra i candidati, tutti senza distinzione tra chi ha superato e chi non ha superato le prove, alla casella della correzione degli scritti e affida il “rimbustamento” degli elaborati a tre alti dirigenti di quel Ministero centrale che avrebbe dovuto fornire agli Uffici regionali istruzioni e materiali adeguati e dal quale ci si sarebbe aspettati una partecipazione meno impersonale e distaccata in fase di dibattimento presso il Tar e il Consiglio di Stato“.
L’Anp conclude: “Si dice d’abitudine che le sentenze si rispettano, ma il rispetto non può coartare il diritto di non condividerle e la non condivisione comporta anche il dovere di non rassegnarsi e di farsi parte attiva nel ricercare tutte le strade che d’ora in avanti possano costituire una soluzione possibile al “caso lombardo”. Con questa conclusione si può non essere d’accordo, perché rispettare le sentenze della magistratura non si dice per abitudine, ma per avere un alto senso civico e per rispetto verso tutte le istituzioni della nostra Repubblica, scuole comprese
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