La pubblicazione delle prime delibere sui criteri sulla cui base dovranno essere scelti gli insegnanti meritevoli del bonus docenti – mediamente fra i 24.000 e i 27.000 Euro per istituto scolastico da distribuire solo a parte degli insegnanti di ruolo escludendo precari, educatori ed Ata – sta suscitando reazioni fra lo sdegno e l’ilarità nei lavoratori della scuola.
Vi sono infatti le decisioni più singolari, si va da porre un tetto al numero dei possibili premiati al fine di garantire loro una cifra robusta ma negando nei fatti ogni serietà nei criteri di scelta al considerare fra le qualità necessarie i buoni rapporti con i dirigenti che in questo modo diventano in un colpo solo Pubblici Ministeri e Giudici, passando per il premiare normali attività già retribuite con il fondo dell’istituzione scolastica, insomma incrementando le retribuzioni dello staff di presidenza.
Ma dietro questo caleidoscopio di soluzioni inventate alla (bell’e) meglio una logica si può individuare, potremmo dire che vi è del metodo in questa follia, il vero ed evidente obiettivo è la frantumazione della categoria fra le diverse figure professionali in primo luogo, per arrivare a quella fra i singoli insegnanti in gara per partecipare alla spartizione della torta visto anche che per il contratto invece sono state stanziate risorse miserevoli e tali da garantire incrementi delle retribuzioni di pochi euro.
E da questa frantumazione una sola figura esce rafforzata, quella di un dirigente scolastico, che grazie alla legge sulla Buona Scuola avrà il potere di stabilire chi, come e quanto potrà avere un aumento della retribuzione, di una retribuzione che ha visto negli ultimi anni un radicale impoverimento del personale della scuola grazie alla semplice scelta di saltare ormai ben tre contratti e che, per sovrammercato, potrà scegliere quote crescenti del personale scolastico già a partire dal 2016/17.
Come per altro era perfettamente evidente a grandissima parte della categoria che si è mobilitata con forza contro la Buona Scuola renziana l’ideologia meritocratica – che si vuole una straordinaria novità – nasconde, per la verità male, il ritorno al potere discrezionale della gerarchia così ben descritto, per fare solo un caso, ne “Il maestro di Vigevano” di Lucio Mastronardi.
La Cub Scuola, avendo perfettamente chiaro, che gli obiettivi generali per i quali mobilitarsi sono l’abrogazione della legge 107 e forti aumenti retributivi, sin da ora agirà sul piano sindacale e legale contro le delibere che forzano i termini della già inaccettabile Legge 107, per la difesa della libertà di insegnamento e della dignità della categoria tutta, docenti di ruolo e precari, educatori ed ata.
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