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Caccia alle donne senza velo in Iran

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Il portavoce della polizia ha annunciato, riportano tutte le agenzie di stampa, citando la tv di Stato, che le forze di polizia, coi loro mezzi e dunque sia in auto che a piedi, torneranno a pattugliare le strade delle città iraniane per punire le donne che non osservano l’obbligo di indossare l’hijab. Il velo islamico cioè, composto di due parti: la cuffia che tiene raccolti e fermi i capelli e il velo che viene appoggiato su di essa e può essere legato sotto il mento, avvolto intorno al collo o lasciato ricadere liberamente sul corpo. 

“Coloro che non rispettano le regole saranno affrontati e perseguiti dalla magistratura”, ha aggiunto il portavoce. 

Dopo la finta apertura dello scorso dicembre 202l, col quale si annunciava l’abolizione della polizia morale, l’Iran torna dunque a perseguitare le donne e così a partire da oggi, domenica 16 luglio, le forze di polizia torneranno a pattugliare le strade. 

Già una donna ha pagato con la vita la non osservanza dell’obbligo: si chiamava Mahsa Amini, una donna curda di 22 anni morta ammazzata il 16 settembre  2022 dopo essere stata arrestata dalla polizia per aver violato il codice di abbigliamento della Repubblica islamica, che richiedeva alle donne di indossare il velo.

Le pattuglie, istituite dopo la Rivoluzione islamica del 1979, raccontano le agenzie di stampa, sono scomparse, almeno apparentemente, dopo la morte di Mahsa Amini.

La decisione, stando sempre alle  parole del portavoce della polizia, sarebbe stata presa a seguito di “richieste da parte della popolazione e le istituzioni” per “espandere la pubblica sicurezza” e “rafforzare le fondamenta della famiglia”. 

A nulla sono valse le manifestazioni dopo la morte di Mahsa Amini. Proteste nate in tutti il paese che hanno provocato migliaia di arresti. Da oggi dunque tutto ritorna come prima.

Pasquale Almirante

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