Cacciari:da 30 anni la formazione non è una priorità

Sembra ormai accertato, racconta quasi tutta la stampa,che l’Università non attragga più i giovani perché non assicura né un futuro migliore, né una preparazione per migliorare lo status sociale, né rappresenta più quel sogno caro alle passate generazioni. A sollevare questo allarme, che pregiudica la stabilità culturale dell’Italia, il documento del Cun, il Consiglio universitario nazionale, indirizzato all’attuale Governo e al Parlamento, alle forze politiche e al Paese intero.
A commentare queste amare e dure analisi del Cun, interviene pure Massimo Cacciari, filosofo e docente universitario, nonché già sindaco di Venezia.
“Siamo un paese in decadenza, chiaro? Estrema decadenza. Dal punto di vista sociale, culturale e politico. Un fenomeno irreversibile, in assenza di scelte che, a questo punto, dovranno essere rivoluzionarie”.
Il motivo per cui sempre meno giovani si iscrivono in università, per Cacciari la responsabilità è della classe dirigente che da 30 anni “ha dimenticato del tutto il tema della formazione. La politica ha il compito di definire le priorità, e l’idea dell’istruzione come priorità è stata tradita. Oggi l’università italiana sconta una drammatica assenza di investimenti. Ma anche di scelte coraggiose sul tema della didattica, della selezione di nuovi professori e sulla libertà di accesso agli studi: in barba al ’68, gli atenei sono tornati ad essere luoghi di classe”.
Ma non solo, aggiunge il filosofo, nelle agende della politica dei partiti in il tema dell’istruzione come priorità fra le priorità non è neanche accennato. Il dibattito si è avvitato sull’Imu, mentre, in quanto a rilevanza, tra i due temi non c’è gara”. Però, di fronte alla crisi e per dare speranza: “emerge la retorica sulla bellezza del Paese e sul valore profondo degli italiani. Ma la verità è che l’Italia è un Paese in decadenza. La speranza, poca, è rimasta. Giusto perché è l’ultima a morire”.

Pasquale Almirante

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