Nel lungo dibattito sugli studenti che non sanno scrivere (e parlare) l’italiano, emergono anche le parole dell’ex sindaco di Venezia Massimo Cacciari, anch’egli firmatario dell’appello al Ministero dell’Istruzione e alla Presidenza del Consiglio.
Per Cacciari se “un ragazzo non sa scrivere non saprà neppure divulgare le sue idee” e secondo il filoso oggi la scuola tende a “professionalizzare e non istruire”.
Ecco le parole di Cacciari su La Repubblica: “Chiariamo: la colpa non è degli studenti, né degli insegnanti, ma di chi ha smantellato la scuola disorganizzandola. […] L’impianto dei vecchi licei è stato smontato senza riflettere su quali competenze siano comunque basilari per qualsiasi corso di studi. Prima c’era il nucleo forte di materie come italiano, latino, storia e filosofia al classico, lo scientifico cambiava di poco con l’aggiunta di matematica. Adesso si taglia il latino, si taglia la filosofia, pilastri per un apprendimento logico. […] Sembra che l’unica cosa indispensabile sia professionalizzare, ma non si vuole capire che alla base di ogni apprendimento ci sono le competenze linguistiche”.
Difficilmente il dibattito si placherà facilmente, specie se ad essere coinvolto è l’intero sistema dell’istruzione italiana, dalla scuola elementare fino all’Università.
La speranza, a parere di chi scrive, è che le polemiche sollevate non rimangano incollate alle pagine dei giornali o agli scroll del mouse, ma che possano far prendere realmente consapevolezza a tutti i protagonisti.
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