Calabria, chiarito il mistero delle prove scomparse
Nella nota si legge testualmente: “In merito alle notizie di stampa, comparse negli ultimi giorni, su presunte anomalie inerenti i concorsi a cattedre, l’Ufficio scolastico regionale ha ritenuto opportuno convocare i presidenti della commissione del concorso in questione – Ambito disciplinare 4 (43/A – Italiano, storia ed educazione civica, geografia nella scuola media e 50/A Materie letterarie negli istituti di istruzione secondaria di secondo grado) ed, in particolare, il presidente coordinatore dirigente scolastico Maria Luigia Giovinazzi ed il presidente della commissione giudicatrice dirigente scolastico Alfonso Zampogna”.
I predetti presidenti hanno dichiarato:
“Per mero errore del candidato, gli elaborati di italiano sono stati inseriti in una delle tre buste (quella media) date in dotazione, anziché quella grande. Si è quindi proceduto ad estrarre soltanto i rispettivi elaborati contenuti all’interno di esse, senza peraltro procedere a verifica di qualsivoglia dato anagrafico identificativo, rimasto secretato all’interno della “busta” sigillata. Tali “buste”, contenenti i dati anagrafici, sono state reinserite all’interno della “busta” di riferimento in modo da rendere inaccessibile il contenuto delle stesse”.
Ne consegue, che le prove di italiano esistevano e sono comunque rimaste sempre nel plico di riferimento, intendendo per plico di riferimento l’insieme delle tre buste (ovvero grande, media e piccola) e che le procedure attivate dalla Commissione sono ineccepibili nella loro regolarità.
A questo punto il giallo delle buste vuote calabresi svanisce, come dovrebbero svanire i dichiarati esposti presentati da alcuni docenti alla competente Procura della Repubblica.