Il continente europeo, a seguito della precarietà generale dettata dalle condizioni lavorative, retribuzioni basse e non al passo con i costi dei beni di consumo, è attanagliato da una crisi demografica che perdura da oltre un ventennio. La stabilità propria della Golden Age o del Boom Economico si è polverizzata lasciando il welfare statale a pezzi e la sicurezza sociale ad un pericoloso livello di galleggiamento il quale non rende vantaggiosa la creazione di un gruppo familiare. Gli studenti si riducono e con essi il ricambio generazionale proprio e cruciale per le professioni strategiche nelle nostre economie che rischiano di scomparire. Alcuni stati europei soffrono più di altri: il Belpaese accusa la mancanza di oltre 100.000 studenti rispetto al periodo pre-pandemico: la penuria concerne in particolare la scuola primaria ove persistono accorpamenti, cancellazione delle lezioni e, nei casi più gravi, la chiusura definitiva dei plessi nelle aree scarsamente popolate con densità abitativa per anzianità elevata. Nel Regno Unito, anche nelle maggiori città, il clima è il medesimo: in alcune aree suburbane di Londra si registrano sensibili cali della popolazione studentesca nel suo complesso. Gli effetti sono evidenti anche sulle attività commerciali a livello locale: il calo brusco dei consumi registrati per la cancelleria, ad esempio, sta gravemente impattando il tessuto economico di un settore in cui già gli esercenti sono ridotti per via della concorrenza dei grandi colossi del web.
I comuni prossimali a Londra si stanno preparando a mettere in allerta le scuole per evitare un ciclo di chiusure di boom e recessioni, poiché il calo del tasso di natalità, gli alti costi immobiliari e le conseguenze della Brexit e della pandemia di Covid fanno diminuire il numero di studenti che vivono nella capitale. Con alcune zone di Londra che si prevede vedranno diminuire il numero di bambini in età di scuola primaria del 10% o più entro il 2028, i comuni affermano di avere difficoltà a sostenere le scuole affinché rimangano aperte mentre i fondi per gli alunni si esauriscono. Invece, le scuole vuote potrebbero essere utilizzate per ospitare asili nido o strutture per bisogni speciali. Il London Councils, che rappresenta i distretti vari delle città, ha affermato che un’ondata di chiusure scolastiche potrebbe causare una “perdita permanente di risorse educative per le generazioni future”, con chiusure che porterebbero a svendite che non potrebbero essere rapidamente invertite quando la popolazione riprenderà i livelli demografici del passato. Il mese scorso, i distretti di Hackney e Lambeth hanno annunciato tagli e chiusure sostanziali, con il primo che ha perso più di 4.000 posti nelle scuole primarie. Ma la contrazione dei numeri influenzerà presto le scuole secondarie, con il London Council che prevede che il numero degli iscritti al settimo anno diminuirà del 4%, compreso un calo del 6% nei quartieri centrali di Londra.
Ian Edwards, membro esecutivo del London Council per i bambini e i giovani, ha affermato che la significativa riduzione del numero di alunni che iniziano l’istruzione primaria e secondaria avrà importanti implicazioni per il futuro delle scuole della città. “Sfortunatamente, alcune delle nostre scuole e alcune autorità locali stanno negoziando un complesso atto di bilanciamento. Il calo della domanda di posti significa che le scuole devono affrontare decisioni estremamente difficili su come bilanciare i propri budget”, ha affermato Edwards. Un rapporto ha rivelato che i distretti di Londra prevedono un calo della domanda di 7.904 posti nelle classi di accoglienza e nel settimo anno nei prossimi quattro anni. Si tratta di una diminuzione del 4,4% dei posti all’Accoglienza – primo anno della scuola primaria – che si traduce in 3.864 posti, che equivalgono all’incirca a una diminuzione di 128 classi. I distretti prevedono inoltre un calo della domanda del 4,3% per gli alunni che iniziano la scuola secondaria al 7° anno. Ciò si traduce in 4.040 posti – l’equivalente di 134 classi. Anche nel Belpaese si assiste ad una crisi demografica: perdiamo oltre 100.000 studenti l’anno con uno scarso adeguamento della spesa scolastica rispetto al complessivo PIL provocando un conseguente calo – alla pari della spesa e della produzione di ricchezza – dei costi per l’istruzione/PIL.
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