Dall’analisi dei dati raccolti nel sondaggio condotto dalla Tecnica della Scuola emerge una netta posizione riguardo alla proposta di posticipare l’inizio dell’anno scolastico al 1° ottobre, in risposta alle alte temperature previste per settembre. La proposta è stata accolta con entusiasmo da quasi tutti i partecipanti (circa il 90%): sulle modalità di attuazione, una percentuale, seppur ridotta, rimane scettica.
Nello specifico, l’82.9% dei docenti si dice favorevole a un rinvio, stessa cosa per genitori (86.7%), Ata (87%) e altro (88.5%). Tra gli studenti, addirittura, si sfiora il 92% di richieste per lo slittamento a ottobre.
All’indagine hanno partecipato 1.802 utenti, con prevalenza docenti (68.9%).
Uno dei partecipanti, che si è identificato come docente del Centro Italia, ha sottolineato: “Sì, sono d’accordo con il posticipo. Tuttavia, sarebbe necessario ridurre le ferie invernali per compensare i giorni persi“. Questo suggerisce una possibile apertura a modificare il calendario scolastico, pur mantenendo intatta l’importanza di garantire i 200 giorni di attività didattica previsti dalla normativa. Molti sostengono, inoltre, la necessità di provvedere in maniera sistematica all’istallazione di condizionatori in classe per affrontare i giorni con la morsa del caldo. Ma facendo un calcolo approssimativo, con circa 360.000 classi e una spesa media di almeno 500 euro a condizionatore, servirebbero più o meno 200 milioni di euro per l’acquisto e altrettanti per la manutenzione.
Altri partecipanti, pur sostenendo la necessità di affrontare la questione delle alte temperature esprimono preoccupazioni sulla fattibilità di un tale cambiamento. Un docente del Sud Italia ha commentato: “Capisco la necessità di evitare il caldo nelle aule, ma posticipare l’inizio dell’anno scolastico potrebbe creare disagi organizzativi sia per le famiglie che per le scuole”. Questo punto di vista riflette la complessità della questione, dove la soluzione al problema climatico si scontra con le esigenze logistiche e amministrative del sistema scolastico.
Il 61% degli insegnanti, comunque, propone di modificare la normativa portando a 180 i giorni minimi dell’attività didattica annuale. Ricordiamo che il Testo unico della scuola, il decreto legislativo 297 del 1994, art. 74, prevede espressamente che per essere valido un anno scolastico deve prevedere necessariamente almeno 200 giorni di lezioni.
Da parte loro, i genitori si dimostrano in gran parte preoccupati per la salute dei loro figli, ma allo stesso tempo consapevoli delle difficoltà che un eventuale posticipo comporterebbe. Un genitore del Sud ha dichiarato: “Il caldo è insopportabile e mio figlio fatica a concentrarsi in classe, ma posticipare l’inizio della scuola potrebbe significare sacrificare altri momenti importanti dell’anno scolastico”. E per il 70% chiedono, come i docenti, che venga modificata la normativa portando a 180 i giorni minimi l’attività didattica annuale.
Nonostante la varietà di opinioni, il dibattito sottolinea un crescente riconoscimento della necessità di adattare le infrastrutture scolastiche e il calendario scolastico alle nuove sfide climatiche.
Precisiamo che l’indagine è stata realizzata dalla testata giornalistica “La Tecnica della Scuola” nel periodo che va dal 28 al 30 agosto 2024. Hanno partecipato 1.802 soggetti. Il sondaggio non ha carattere di scientificità: i risultati derivano da conteggi automatici.
La Tecnica della Scuola non si assume alcune responsabilità per utilizzi impropri o parziali dell’esito dell’indagine effettuata.
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