Strutture vecchie, obsolete e vetuste, spesso totalmente sprovviste di impianti di condizionamento anche in piena estate, sempre più torrida e calda per via dell’aumento oramai sensibile e continuo delle temperature durante i mesi estivi. Le scuole europee, si legge nel rapporto di Reuters sottoposto anche alla Commissione Europea per lo stanziamento di appositi fondi, sono assolutamente inadeguate ed oltretutto pericolose in estate, date le elevate temperature per edifici concepiti appositamente (ed in maniera assolutamente limitante) per i mesi autunno-vernini piuttosto che per le stagioni calde. Nel 2023 l’estate ha avuto un inizio ben precedente al solstizio, specie al Sud, costringendo studenti e docenti a boccheggiare per l’afa in classe. La situazione è comune a tutti i paesi europei. Quelli nordici vivono una profonda crisi che ha portato al drastico viraggio dei sistemi di condizionamento e riscaldamento: inverni più miti ed estati più calde vedono la comparsa inaspettata di condizionatori nelle classi anche in Finnscandia. In Italia, date le temperature insopportabili, non è possibile fare lezione in aula a luglio ed agosto; uno dei tanti motivi per i quali i plessi restano chiusi. Quasi la metà delle scuole e degli ospedali nelle città europee si trova in “isole di calore” urbane, esponendo le popolazioni vulnerabili a temperature pericolose per la salute man mano che gli impatti dei cambiamenti climatici peggiorano, ha affermato l’agenzia per l’ambiente dell’Unione Europea. Circa il 46% degli ospedali e il 43% delle scuole si trovano in aree di almeno 2 gradi Celsius più calde rispetto alla media regionale, alimentando impatti di ondate di calore più feroci rispetto alle zone rurali, ha affermato mercoledì l’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), in un’analisi di come l’Europa può adattarsi ai cambiamenti climatici.
Il motivo è l’effetto isola di calore urbano, in cui densi agglomerati di edifici e infrastrutture come le strade assorbono e trattengono più calore delle aree verdi. “Questo è qualcosa che avrà gravi conseguenze per la salute umana”, ha affermato Blaz Kurnik, capo del dipartimento per l’adattamento climatico dell’AEA. “La vulnerabilità in Europa sta aumentando anche a causa dell’invecchiamento della popolazione, a causa delle città più condensate. Questo è qualcosa che, con la combinazione delle ondate di caldo, diventerà un bel rischio per la società in futuro“, ha dichiarato lo stesso Kurnik. Alcuni sistemi hanno recepito il messaggio, provvedendo ad ingenti e profumatamente finanziati lavori di ammodernamento strutturale col fine di dotare le scuole della tanto dibattuta e richiesta resilienza climatica. Altri paesi, specie quelli mediterranei, sembrano essere sordi ed ignorare il problema di portata storica, che ha un diretto ed inequivocabile impatto sulla natura ed organizzazione delle lezioni.
Il caldo, secondo parere medico, altera profondamente le capacità cognitive riducendo concentrazione e favorendo fenomeni di stress da prestazione. Le scuole italiane, con la loro vetustà (oltre la metà sono costruite oltre 50 anni fa con sistemi oramai obsoleti) e scarsa resilienza termica non si prestano bene alle temperature alte, che oramai caratterizzano anche le primavere, specie nel Mezzogiorno. L’impatto sull’organizzazione del calendario scolastico è evidente: le estati non sono prese in considerazione per eventuali lezioni e didattica, salvo laboratori dedicati (che comunque debbono rapportarsi con il problema caldo). I fondi del PNRR, tra i tanti fini, presentano lo scopo ambizioso di ammodernare, pertanto rendere sempre più convergenti gli edifici ed i bisogni dei relativi fruitori, le scuole del Belpaese fornendo prima impianti di aerazione – utili per la purificazione dell’aria da inquinanti e patogeni (una manna durante le influenze stagionali) – e di condizionamento per la primavera ed estate.
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