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Calendario scolastico, la Provincia Autonoma di Bolzano è un esempio da seguire?

È uno degli argomenti più trattati in questi ultimi tempi, da più parti arrivano appelli e petizioni: la ‘ristrutturazione’ del calendario scolastico in Italia non sembra più procrastinabile. Una delle ultime petizioni – ‘Ristudiamo il calendario Emilia Romagna’ –  è stata lanciata da genitori e docenti sulla piattaforma Change.org. I firmatari chiedono la progettazione del calendario sulla base delle necessità di apprendimento, consentendo più pause che permettano di assimilare meglio i contenuti. In particolare, l’introduzione di una pausa tra i due quadrimestri, corrispondente più o meno al periodo di Carnevale. Come riportato da molte fonti, La Repubblica in particolare, il ministro Valditara, durante una recente visita in Emilia Romagna ha dichiarato che c’è già una certa flessibilità regionale, ma che comunque il calendario scolastico, così come concepito oggi, difficilmente verrà modificato in futuro.

Eppure, sul territorio italiano c’è già qualcuno che, in autonomia, ha provveduto a ritagliarsi un calendario scolastico su misura, molto diverso da quello del resto del Paese. Se andate, infatti, a guardare cosa succede in Trentino Alto Adige – più precisamente nella Provincia Autonoma di Bolzano – vi renderete conto che il calendario scolastico ricalca quasi esattamente quello francese. Magari ce lo saremmo aspettato di più dalla Valle d’Aosta, ma tant’è..

Bene, cos’hanno pensato di fare a Bolzano? Semplice, una pausa tra settembre e dicembre e una a febbraio. Oltre a quelle, evidentemente, legate alle vacanze di Natale e di Pasqua, praticamente uguali al resto d’Italia: una quindicina di giorni le une, sei giorni le altre. Un ritmo più o meno equivalente a 7 settimane di lezioni, seguite da uno stacco. Esattamente come in Francia.

Direte, vabbè, Bolzano è una Provincia Autonoma il cui grado di autonomia amministrativa, legislativa e finanziaria è superiore rispetto alle altre province ordinarie. Ma non è questo il punto: ci chiediamo, infatti, il motivo di una chiusura così netta, da parte del Ministero, rispetto a una questione che in una parte d’Italia è stata affrontata e alla quale è stata data una risposta, la modifica del calendario scolastico.

È evidente che modificare così il calendario scolastico significherà anche prevedere che le lezioni terminino verso la fine – e non verso l’inizio – di giugno e che comincino al massimo entro il 10 settembre.  

In questo modo il tempo di studio e di riposo sarebbe di certo più equilibrato e gli studenti apprenderebbero meglio arrivando meno stanchi alla fine dell’anno scolastico.

Certo, l’ideale sarebbe che anche in assenza di lezioni le scuole non chiudessero mai, per consentire alle famiglie di lasciare bambini e ragazzi in un ambiente protetto e stimolante dal punto di vista culturale. Ma questo è un altro discorso.

Gabriele Ferrante

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