Secondo Mario Caligiuri, professore di Pedagogia della comunicazione all’Università della Calabria e presidente della Società Italiana di Intelligence, intervistato dal Foglio, lo scadimento del livello di istruzione, che interessa soprattutto l’Italia, abbassa la qualità della democrazia.
Questo scadimento dell’istruzione, che interessa sia la scuola che l’università, sarebbe frutto dei frequenti e contrastanti interventi degli ultimi decenni, fa cui riforme e tagli a firma Moratti e Gelmini, interventi di Fioroni, Mussi, Renzi con la “Buona Scuola” e poi i test Invalsi, le misure Covid ecc.
Un ginepraio che ha determinato lo “scadimento medio del livello di istruzione che riguarda tutto l’occidente ma in Italia è peggio, perché la scuola e l’università si sono tramutate, da luogo di formazione per la democrazia, in una sorta di ammortizzatore sociale per docenti e studenti. Le sedi universitarie sono aumentate a dismisura su base provinciale per figli di famiglie a medio e basso reddito, e il Ministero ha introdotto il criterio discutibile di elargire contributi aggiuntivi agli atenei che fanno laureare in tempo gli studenti. Un incentivo ad abbassare il livello, un altro colpo alla meritocrazia in un Paese dalla mobilità sociale già bloccata”.
Ma non solo, secondo il pedagogista “Le percentuali dei promossi dimostrano che per essere bocciati alla maturità bisogna proprio mettercela tutta”, mentre “solo la scuola e l’università basate sul merito possono dirsi davvero democratiche. Stiamo pagando la decadenza frutto degli anni in cui le attuali classi dirigenti si sono istruite, perché le conseguenze delle politiche educative si producono dopo decenni. Gli artefici del boom economico erano figli della riforma Gentile”.
L’educazione, spiega Caligiuri “dà frutti in tempi lunghi, perciò chi governa le politiche educative” è poco motivato e “ciò avvantaggia le autocrazie politiche e finanziarie rispetto alle democrazie occidentali”.
“I nostri politici- infatti- ragionano sui tempi di un tweet e litighiamo per il Ponte sullo Stretto. Però all’atto di decidere i sistemi autoritari sono più rapidi mentre la globalizzazione favorisce chi è veloce nelle scelte”, comprese le organizzazioni criminali. I sistemi democratici sono i soli che potranno difendere, anche negli scenari più rischiosi, la giustizia sociale.
Che fare allora? Chiaro il prof: “velocizzare i tempi di apprendimento, migliorare l’istruzione, sviluppare una cultura diffusa dell’intelligence come strumento di comprensione della realtà per contrastare la disinformazione. Il campo di battaglia è la conquista della mente. Nel confronto con l’Intelligenza artificiale resto ottimista solo se riusciamo a potenziare il fattore umano, smettendo di credere che possa essere tutto ricondotto alla razionalità. È l’errore di Cartesio”.
“Per capire dove va il mondo bisogna convivere anche con le ombre e illuminarle”. Da qui l’importanza dell’arte che “non descrive ciò che è il mondo ma ciò che diventerà”.