Continua tenere banco la call veloce. Il numero dei posti richiesti si è rivelato decisamente inferiore alle aspettative: i dati al momento ci dicono che al momento in Lombardia sono arrivati da fuori regione una sessantina di docenti, dalla Puglia sono usciti meno di 100 insegnanti, in Piemonte è stato coperto il 2,5% dei posti grazie alla call veloce, nel Lazio, fronte di 5mila posti, sono arrivate 3 (tre) domande.
Sindacati e opposizioni esprimono tutto il loro dissenso. Ma la ministra dell’Istruzione appare tranquilla.
La call veloce, ha detto la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina a Radio 24, “è uno strumento nuovo, ha margini di miglioramento sono 2.500 i docenti che hanno presentato domanda, ho letto tante messaggi di felicità” da chi ha ottenuto la cattedra.
Erano state spedite circa 10 mila domande, chi poi non ha portato a termine la procedura forse, ha ipotizzato Azzolina, “ha avuto paura di trasferirsi” a causa dell’emergenza Covid-19.
“Credo – ha concluso la ministra – che sia stata una buona possibilità: qualcuno l’ha colta, credo sia uno strumento che deve rimanere anche per il prossimo anno”.
Intanto, però, la sua vice, Anna Ascani (Pd), parlando anche di assunzioni mancate con il “Corriere della Sera” dice: “abbiamo digitalizzato il sistema di reclutamento e ci sono alcuni errori”, riferendosi ai tanti errori nell Gps, ma “molti sono simili e dunque si possono correggere”.
Poi, Ascani tiene a dire: “Una volta aperte le scuole, mettiamoci a riscrivere le regole per l’accesso al ruolo”.
Per il concorso pubblico, ha fatto come esempio Ascani, cambierebbe “anche la prova: bisognerebbe valorizzare di più le capacità dei candidati di svolgere una lezione”.
Qualcosa c’è però anche da rivedere anche sulla call veloce. I numeri sono impietosi. Gli ultimi vengono forniti dalla Gilda degli insegnanti.
“Calabria 16 domande, Molise, 7, Piemonte 30, Toscana 50, Puglia 26, Friuli 8: i primi dati ufficiali sulla call veloce parlano di un flop che, complice anche il blocco quinquennale, supera di gran lunga le più pessimistiche previsioni e lasciano presagire un numero di richieste nettamente al di sotto delle attese e risibile se paragonato alle 60.000 cattedre non assegnate sulle 84.000 previste”, scrive il sindacato dei docenti.
“Anche quest’anno, come avevamo ampiamente previsto, – commenta Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti – il numero di posti vacanti che resteranno scoperti sarà esorbitante, facendo schizzare le supplenze a quota oltre 200.000. E la situazione non è destinata a migliorare neanche con i concorsi per i quali sono stati banditi circa 70.000 posti nel prossimo triennio, un numero del tutto insufficiente a coprire in maniera strutturale gli organici che, in previsione dei prossimi pensionamenti, nel triennio 2020/23 dovrebbero portare ad una disponibilità di almeno 140-150 mila posti”.
Anche secondo Di Meglio “è evidente come il sistema di reclutamento non sia in grado di stare al passo con questi grandi numeri che richiederebbero di fare un concorso ogni mese”.
“A tal proposito, – ricorda Di Meglio – siamo ancora in attesa di avviare i tavoli tecnici per l’istituzione di nuovi percorsi abilitanti strutturali previsti dal Decreto Scuola approvato il 6 giugno scorso che, come prevede l’articolo 2 bis, dovrebbe essere avviato entro 60 giorni, ormai scaduti, tramite un decreto ad hoc a firma del Ministro dell’Istruzione”.
“La definizione di nuove e strutturali forme di procedure abilitanti e di un adeguamento delle forme di reclutamento – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – sono assolutamente necessarie per evitare che altri flop si ripetano nuovamente il prossimo anno e che la situazione esploda”.
Non le manda a dire nemmeno il senatore Mario Pittoni, responsabile Scuola della Lega e vice presidente della commissione Cultura.
“Nei fatti – dice il leghista – il concorso ordinario annunciato da Azzolina si sta rivelando una delle tante scorrettezze del ministro per mettere fuorigioco i docenti precari. Non si spiega altrimenti il modo in cui Azzolina ha impostato la chiamata veloce da regioni diverse da quella scelta dagli interessati: la cosiddetta call veloce (operazione, peraltro, rivelatasi fallimentare per le assunzioni) così come impostata è stata un’autentica presa in giro”.
“Logica avrebbe voluto, infatti, che fosse attuata su tutti i posti disponibili dopo la mobilità e le nomine in ruolo di ciascuna regione/provincia; se invece dal novero di tali posti vanno detratti quelli messi a concorso, è chiaro che ovunque rimane ben poco. Ci chiediamo a questo punto quanto convenga a Pd, Iv e Leu, alleati dei grillini, continuare a coprire una guerra tanto sporca contro i precari, che pure in questi anni hanno fornito un contributo fondamentale per tenere in piedi il sistema scolastico…”.
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