Sono una docente precaria e leggo da giorni articoli e post sulla cosiddetta “Call Veloce”, la nuova procedura di assunzione prevista dal DM 25 dell’08/06/20, a firma della Ministra alla Pubblica Istruzione, Lucia Azzolina, che dava la possibilità ai docenti presenti nelle GaE e nelle GM 2016/2018 dei concorsi a cattedra di essere chiamati, su base volontaria, in altre regioni in cui le stesse graduatorie fossero esaurite e vi fossero cattedre disponibili.
Ebbene, leggo su diverse testate giornalistiche una lettura completamente distorta circa gli esiti della Chiamata Veloce che è stata da più parti definita un “Flop”, o “un buco nell’acqua “.
Se è vero da un lato, infatti, che essa non ha risolto il problema del precariato, non è assolutamente vero, dall’altro che “i docenti non hanno accolto con entusiasmo il nuovo metodo a chiamata”, come si legge sulle pagine di molti giornali e nelle note diramate delle organizzazioni sindacali del comparto Scuola. Ecco, io e migliaia (sì, avete letto bene, migliaia) di colleghi, la “Call Veloce” l’abbiamo attesa, come si attende l’ultima opportunità per quest’anno e per alcuni almeno per il prossimo triennio a venire, di essere assunti a tempo indeterminato.
Abbiamo anche smosso sindacati, uffici scolastici e lo stesso Ministero perché venisse ripristinata la piattaforma predisposta dal Miur per accedere alle istanze, dato che per i primi due giorni dei cinque che il bando dava a disposizione per l’inoltro della domanda, questa non ha funzionato.
No, noi docenti precari non ci siamo scoraggiati di fronte all’eventualità di essere assunti presso altre regioni, non ci ha fatto indietreggiare il nuovo vincolo quinquennale, men che meno un possibile nuovo lockdown che ci avrebbe bloccati lontano da casa, come in molti hanno voluto far credere.
A tagliarci fuori dalla “Call Veloce”, piuttosto, è stata la modalità attuativa illogica e sconsiderata della stessa.
Un esempio per tutti: per la mia classe di concorso, la A019 (Storia e Filosofia) la call veloce non ha previsto, dal nord a sud, in tutta Italia, alcuna cattedra disponibile. Eppure, sempre per fare un esempio, la Basilicata non solo sulla stessa classe di concorso ha esaurito da tempo tutte le graduatorie, ma dispone di ben 13 cattedre già da quest’anno. Ma il decreto prevedeva che i posti, prima di essere messi a bando per la Call veloce fossero “accantonati” per i futuri concorsi, banditi a cavallo proprio della Call Veloce e quindi da considerarsi “avviati”.
Eppure il Mef aveva autorizzato quasi 85.000 assunzioni per QUESTO anno scolastico, non per l’anno venturo.
E lo scopo ultimo della procedura assunzionale straordinaria era motivata dalla volontà precisa (almeno a suo dire…) della Ministra Azzolina di “debbellare il problema della supplentite” già da quest’anno, non dal prossimo.
Quindi, delle 85.000 assunzioni approvate dal Mef, 60.000, non è che “siano andate a vuoto “, ma risultano oggi essere state accantonate, per ordine della Mostra Azzolina, dagli USR per i futuri concorsi a cattedra. Risultato? Una docente precaria come me, già da due anni vincitrice di un concorso (2018), ed in attesa di essere assunta, non solo non ha potuto aderire alla prima fase della call veloce (c.d. fascia aggiuntiva) riservata ai vincitori del concorso 2016 e alle GaE, non solo è stata tagliata fuori dalla seconda fase della call veloce, si vede anche costretta a partecipare ad altri due concorsi banditi per non vedersi scavalcata il prossimo anno dai futuri vincitori con i quali noi ( già nelle graduatorie di merito del concorso 2018) dovremo spartirci quelle famose 60.000 cattedre libere che avrebbero dovuto essere occupate già da questo anno.
Ma poi, da quando i concorsi non dico svolti, ma addirittura solo banditi e il cui svolgimento è oltretutto messo in forse dalla pandemia in corso, hanno priorità sui precedenti?
E soprattutto, perché bandirli se le graduatorie in molte regioni sono ancora ben lontane dall’essere esaurite? Ovviamente, su queste domande neppure un accenno di risposta né tantomeno di protesta da parte dei sindacati. La Ministra voleva combattere la “supplentite”? Non solo non lo ha fatto, ma quando si concluderanno anche i nuovi concorsi si innescherà la solita guerra tra poveri…. Sento dire spesso che i docenti precari sono una risorsa da tutelare ma quello che si vede è, piuttosto, che sono una merce da mantenere il più possibile precaria. Anzi, più precaria possibile.
Fausta De Rocco
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