Attualità

Calo demografico: i sindacati chiedono di rivedere il numero massimo di alunni per classe; ma la misura potrebbe essere insufficiente

Le parole del ministro Valditara sul  tema della denatalità stanno già provocando le prime reazioni.

Sui numeri forniti dal Ministro c’è poco da dire, mentre è tutta da discutere la “soluzione” proposta: “Questa situazione dovrà condurre a nuovi criteri di formazione delle classi, dovrà condurre ad una revisione dei criteri di formazione degli organici. Non si tratta di ragionare soltanto su un mero salvataggio delle cattedre a rischio, ma si tratta di proporre vedute più ampie e lungimiranti che il mio dicastero ha particolarmente a cuore e che vanno all’insegna della lotta alla dispersione scolastica, all’insegna di una sempre maggiore efficacia della formazione. Questa è la vera sfida che ci attende per proseguire sempre di più verso la personalizzazione della formazione”.

“Le proiezioni sul prevedibile calo del numero di alunni non sono una novità” commenta la segretaria generale di Cisl Scuola Ivana Barbacci che aggiunge: “La novità sarebbe non accettare come ineluttabile una meccanica ricaduta sugli organici del personale, andando invece nell’a direzione di una rafforzata capacità della scuola di svolgere il suo compito, sempre più impegnativo, specie nelle aree di maggior disagio e di più acuta emergenza educativa. Riducendo l’affollamento delle classi, per esempio, ampliando il tempo scuola e favorendo la personalizzazione della didattica”.

Anche Giuseppe D’Aprile, segretario generale di Uil Scuola sottolinea: “Ridurre gli alunni per classe sarebbe possibile approfittando appunto della denatalità. Invece si agisce al contrario: è stato innalzato il limite degli alunni per istituto da 600 a 900 con conseguente tagli di organico”.
“La scuola – aggiunge D’Aprile – va tenuta fuori dal patto di stabilità e fuori dai vincoli di bilancio. E’ questo il principio per sostenere un sistema di istruzione nazionale e di qualità. E’ necessario dare una risposta a partire proprio dalla dimensione delle classi: 18/20 alunni dovrebbero tornare ad essere uno standard per il nostro Paese”.
“Se si considerasse la scuola determinante per il futuro del Paese – conclude il segretario di Uil Scuola – il tema della denatalità dovrebbe rappresentare una opportunità e non una penalizzazione”.

Tutte osservazioni più che comprensibili ma che trascurano un dato importante: soprattutto nelle aree più marginali (per esempio nei piccoli Comuni) sta diventando quasi impossibile evitare le pluriclassi nelle scuole primarie mentre nelle secondarie di primo grado accade sempre più spesso che si fa fatica ad aprire le classi prime perché i numeri sono davvero piccoli, anche al di sotto dei 10-12 alunni.
Senza considerare che anche le scuole dell’infanzia rischiano ogni anno la chiusura perché non riescono ad arrivare neppure a una dozzina di bambini.
Insomma, abbassare il numero degli alunni per classe è certamente una misura auspicabile per poter migliorare la didattica, ma è probabile che siano necessarie anche altre misure.

Reginaldo Palermo

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