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Calo demografico, in Puglia previsti una sessantina di accorpamenti. La Regione presenta ricorso sul dimensionamento

Il problema della denatalità comincerà a provocare effetti dall’anno scolastico 2024/2025. Su tutto il territorio sono previsti accorpamenti, e dunque ci saranno meno istituti autonomi. Colpa del calo degli studenti che si prevede nei prossimi anni. In Puglia si prevedono tra i 58 e i 66 accorpamenti. Il numero non è ancora definitivo, e già mercoledì 24 maggio se ne comincerà a parlare alla Regione. L’assessorato indica il numero più basso, la Cgil Puglia invece quello più alto. Ancora solo ipotesi, ma come afferma il Corriere della Sera nell’edizione locale, la Regione ha presentato ricorso alla Corte costituzionale relativamente al provvedimento del governo sul dimensionamento degli istituti scolastici, fissato tra i 900 e i 1000 studenti, considerato “fortemente lesivo” per la comunità scolastica.

Il calo demografico sarà ancora più evidente nei prossimi tre anni quando la Puglia perderà in media 10mila studenti ogni anno. Il calo di iscritti permetterebbe di creare classi meno numerose e una maggiore personalizzazione didattica, ma il taglio previsto dal Ministero a partire dal 2026, riporterebbe il numero dei docenti in relazione agli iscritti. Una condizione che potrebbe essere drammatica, segnalano i sindacati.

Le posizioni di Cisl Scuola e Uil Scuola Rua

“Le proiezioni sul prevedibile calo del numero di alunni non sono una novità” commenta la segretaria generale di Cisl Scuola Ivana Barbacci che aggiunge: “La novità sarebbe non accettare come ineluttabile una meccanica ricaduta sugli organici del personale, andando invece nell’a direzione di una rafforzata capacità della scuola di svolgere il suo compito, sempre più impegnativo, specie nelle aree di maggior disagio e di più acuta emergenza educativa. Riducendo l’affollamento delle classi, per esempio, ampliando il tempo scuola e favorendo la personalizzazione della didattica”.

Anche Giuseppe D’Aprile, segretario generale di Uil Scuola sottolinea: “Ridurre gli alunni per classe sarebbe possibile approfittando appunto della denatalità. Invece si agisce al contrario: è stato innalzato il limite degli alunni per istituto da 600 a 900 con conseguente tagli di organico”.
“La scuola – aggiunge D’Aprile – va tenuta fuori dal patto di stabilità e fuori dai vincoli di bilancio. E’ questo il principio per sostenere un sistema di istruzione nazionale e di qualità. E’ necessario dare una risposta a partire proprio dalla dimensione delle classi: 18/20 alunni dovrebbero tornare ad essere uno standard per il nostro Paese”.
“Se si considerasse la scuola determinante per il futuro del Paese – conclude il segretario di Uil Scuola – il tema della denatalità dovrebbe rappresentare una opportunità e non una penalizzazione”.

Daniele Di Frangia

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