Il piano degli interventi rivolti alla scuola da realizzarsi nell’ambito del PNRR è ampio e non si ferma certamente ai temi della formazione e del reclutamento dei docenti di cui si parla del decreto legge 36, convertito in legge fine giugno.
Già nei mesi passati il ministro Patrizio Bianchi aveva annunciato la presentazione di una riforma dell’intero sistema scolastico finalizzata in particolare a consentire una adeguata gestione dei molteplici problemi legati al decremento demografico.
Più di una volta, infatti, il Ministro ha ricordato che fra una decina di anni ci sarà nella scuole italiane un milione di studenti in meno.
Non sappiamo se a viale Trastevere avessero già iniziato a lavorare sull’argomento prima della crisi che ha portato alla caduta del Governo, ma resta il fatto che la questione è assolutamente ineludibile.
Soprattutto nella scuola dell’infanzia, e forse ancora di più nella primaria, il decremento demografico, almeno nelle aree più periferiche, non potrà in alcun modo essere contrastato semplicemente abbassando il numero degli alunni per classe.
Il fatto è che pur abbassando il tetto massimo ci sono ugualmente casi, non del tutto sporadici, in cui diventa difficile garantire la formazione delle classi che, comprensibilmente, devono però avere un numero minimo di alunni.
Ed è proprio a causa della esistenza dei tetti minimi che in non poche realtà stanno tornando d’attualità le cosiddette “pluriclassi” formate da alunni di età diverse.
Dati precisi non ce ne se ma la sensazione è che il fenomeno sia in aumento, fenomeno che – fisiologico nei piccoli comuni o nelle frazioni – appare invece innaturale nei centri di piccole e medie dimensioni.
Nate nell’immediato dopoguerra, le pluriclassi avevano assolto una funzione importante e del tutto ineliminabile come ci ricorda un accurato studio condotta da Francesca Pizzigoni, ricercatrice dell’Indire.
Nell’immediato dopoguerra – segnala la ricercatrice – poco meno di una scuola su due era priva di un corso completo di classi elementari con il risultato che le pluriclassi coinvolgevano almeno il 20% della popolazione scolastica.
Il fenomeno era talmente importante da indurre il Ministero a organizzare addirittura percorsi di aggiornamento specifici per gli insegnanti destinati alle pluriclassi con l’obiettivo di renderli particolarmente esperti di “didattica individualizzata”.
A distanza di 70 anni, a causa del calo demografico, il tema ritorna anche se ovviamente cambiano contesti e ambienti di apprendimento.
Vedremo cosa vorrà fare il nuovo Ministro per affrontare una questione ormai ineludibile.
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