Per il prossimo anno scolastico, come già preannunicato negli scorsi mesi, vi sarà un forte calo delle iscrizioni. Secondo dati di fonte ministeriale, infatti, per il 2021/2022 erano previsti circa 101mila alunni in meno, buona parte dei quali concentrati nel primo ciclo. Il dato negli ultimi cinque anni appare essere costante, infatti nella sola scuola primaria il numero di alunni è diminuito di oltre 200 mila unità (-8%), con flessioni soprattutto sulle piccole scuole: 361 in meno. Nel 2018 la Fondazione Agnelli aveva pubblicato uno studio in cui preconizzava che nella decade successiva, quindi entro il 2028, ci sarebbe stato un milione di studenti in meno.
Ora, ad anno scolastico 2020/21 concluso si fanno i conti pensando al prossimo e emerge come il record negativo del maggior numero di scuole che sono state chiuse è stato registrato in Piemonte (70 plessi scolastici in meno), mentre la Campania ha registrato 62 plessi scolastici in meno, la Calabria e la Sicilia 51 plessi in meno ognuna. In controtendenza la Liguria (due scuole in più) e le Marche (invarianza nel numero di plessi).
Abbiamo chiesto a tre dirigenti di istituti comprensivi in Piemonte cosa ne pensano e come giustificano il fenomeno.
Rosario Catanzaro, dirigente dell’Istituto Comprensivo Trofarello di Trofarello, 11.016 abitanti a sud est della città metropolitana di Torino in Piemonte. Il calo non ci ha riguardati direttamente, anzi siamo riusciti ad ottenere una prima classe in più alla primaria rispetto a quelle in uscita. Sappiamo che c’è stata l’onda lunga demografica che ha fatto sì che gli istituti superiori avessero più iscrizioni, mentre il calo demografico per l’infanzia e la primaria ha inciso notevolmente sulla formazione delle classi. Quindi hanno tolto da una parte e aumentato l’organico dall’altra. Davanti a numeri più bassi di iscrizioni in infanzia e primaria, su molte scuole sono state mantenute, in varie occasioni, le classi richieste, ma è stato dato organico in meno. Questo si può fare facilmente sulla primaria e sull’infanzia dove sulle 22 ore di servizio delle maestre si vengono a creare delle ore di sovrapposizione in compresenza.
Antonietta Mastrocinque, dirigente scolastico dell’IC Castellamonte, nell’omonimo comune di circa 10.000 abitanti circa 35 chilometri a Nord del capoluogo piemontese
I cali si sono verificati, ma non significativi, normali fluttuazioni. Purtroppo, nei prossimi anni, il numero di iscritti è necessariamente destinato a diminuire a causa del calo demografico.Infatti, uno dei plessi da anni è a rischio chiusura: l’Istituto comprensivo che dirigo insiste su 5 comuni, alcuni dei quali con una popolazione inferiore a 500 abitanti; lo spopolamento dei piccoli centri, unito alla diminuzione delle nascite rende molto probabile questa eventualità. L’andamento delle iscrizioni è strettamente correlato a quello delle nascite, a parità di tasso di scolarizzazione. Le regioni del nord-ovest sono fortemente colpite dal calo demografico negli ultimi dieci anni, anche in relazione alla recente frenata dei flussi migratori. E ci si aspetta che entro qualche anno vedremo un ulteriore fattore di decrescita, dovuto agli effetti del Covid-19. Nel mio istituto ci sono due plessi di scuola primaria con pluriclassi: in un caso abbiamo una pluriclasse data dall’unione di una classe prima e di una classe quarta; nel plesso più piccolo abbiamo due pluriclassi, una costituita da una prima ed una quinta, l’altra da una seconda, una terza e una quarta.
Damiana Perotto, dirigente scolastica dell’IC Gabelli, alla periferia della città metropolitana di Torino: nella scuola non abbiamo assistito ad un calo, tuttavia stiamo riflettendo, tra dirigenti, quali siano le cause di un calo che comunque in altre sedi del territorio è avvenuto. Nella zona dove si trova il mio istituto, a forte densità migratoria, i flussi dei bambini e delle bambine figli di immigrati, è piuttosto costante, ma è anche vero che l’attrazione di altre aree, come il milanese, sta producendo negli anni un calo costante.
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