Cambi provincia graduatorie esaurimento: 5 febbraio giorno della verità
Si apre non proprio sotto i migliori auspici il mese che porterà alla riapertura delle graduatorie ad esaurimento, dove sono inseriti oltre 300mila precari vincitori di concorso: dopo la vicenda dei contratti, anche su questo fronte sindacati e associazioni si presentano infatti davanti al Ministero spaccati.
Al centro della diatriba c’è il nuovo regolamento, introdotto nel marzo del 2007 sotto la gestione del Ministro Fioroni con decreto numero 17 ( dall’a.s. 2009/10 “ è consentito solo l’aggiornamento della propria posizione e il trasferimento ad altra provincia, in posizione subordinata a tutte le fasce”) che penalizza tutti quei docenti precari che intendono spostarsi da una provincia all’altra: la novità prevede in pratica che chi opta per il cambio perde il punteggio effettivo “accomodandosi” in coda alla nuova graduatoria.
Una decisione che ha fatto storcere la bocca soprattutto a quei docenti non di ruolo che acquisita una nuova abilitazione nell’ultimo biennio avevano in previsione l’ipotesi di spostarsi di provincia dove le chance di supplenze lunghe o del ruolo sarebbero state maggiori.
Ma la norma voluta dall’ex Ministro doveva servire proprio a scoraggiare il “balzello” dei cambi di provincia che negli ultimi anni hanno costretto gli ex Provveditorati a vere e proprie corse contro il tempo per riuscire a pubblicare in tempo le nuove graduatorie colme di trasferimenti.
Fioroni non aveva però fatto i conti con la combattività di sindacati e associazioni. O almeno di una parte di loro: l’Anp e l’Anief hanno infatti contrastato il nuovo regolamento producendo un ricorso al Tar del Lazio. E un paio di mesi fa i giudici delle terza sezione bis del Tar del Lazio gli hanno dato ragione riabilitando il diritto costituzionale alla mobilità su tutto il territorio nazionale.
Ad inizio gennaio, il mese scorso, Trento non ha però tenuto conto della sentenza producendo un regolamento in linea con il decreto del 17 marzo 2007. Una decisione che rimette così in discussione, a pochi giorni dalla riapertura delle graduatorie ad esaurimento, le scelte dei tecnici del Ministero di viale Trastevere.
"Il Miur – dice Marcello Pacifico, leader dell’Anief – pur nell’apparente silenzio sindacale, deve prendere una decisione: se rispondere alla nostra diffida recependo quanto richiesto o procedere, inopportunamente, in Consiglio di Stato in un nuovo contenzioso che si rivelerebbe perdente per l’amministrazione visto che in sede cautelare i giudici di secondo grado si sono già espressi contro la cristallizzazione delle graduatorie, tesi, finora sostenuta strenuamente dai Sindacati e dall’Avvocatura dello Stato".
Certo, una sorta di anticipazione della posizione del Miur è già arrivata con l’approvazione dell’articolo 5-bis della Legge 169/08 ha previsto che “i docenti che hanno frequentato ed hanno conseguito il titolo abilitante… ai corsi attivati nell’anno accademico 2007/08, sono iscritti a domanda nelle graduatorie ad esaurimento e collocati nella posizione spettante in base ai punteggi attribuiti ai titoli posseduti. Analogamente sono iscritti nelle graduatorie, in base alla posizione spettante, anche i docenti di strumento e di educazione musicale che hanno frequentato il primo corso abilitante di secondo livello”.
Per analogia se i nuovi iscritti verranno collocati nella posizione naturale, perché coloro che cambiano dovrebbero scivolare in fondo? La conferma di questo ragionamento potrebbe arrivare già giovedì 5 febbraio, quando il Ministro dell’istruzione, Mariastella Gelmini, risponderà alla Camera all’interpellanza dell’on. Tonino Russo (Pd) proprio sulla questione dei cambi di provincia.
Alla luce di tutto ciò l’impressione è che tutti, Miur compreso, siano convinti dell’esigenza di rimettere le cose come stavano. La decisione che prenderà il Ministro sul futuro dei precari “mobili” non trova però d’accordo gli altri sindacati d’accordo. Se la maggior parte ha sinora dato priorità ad altre rivendicazioni, negli ultimi giorni è uscita allo scoperto la Uil Scuola, secondo cui il cambio delle regole decise dall’amministrazione due anni fa "ha portato moltissimi docenti precari ad effettuare delle scelte definitive, finalizzate ad opportunità occupazionali: oggi un diverso orientamento dell’amministrazione, cioè l’inserimento ‘a pettine’ anche di coloro che dovessero chiedere il cambio di provincia, rimetterebbe in discussione le scelte effettuate sulla base delle norme precedenti e le reali possibilità di lavoro". In conclusione, il sindacato di Di Menna " al fine di dare certezze a tutto il personale interessato” ritiene “che non debbano essere modificate le attuali norme, sulla base delle quali i docenti precari hanno effettuato delle precise scelte".
La Uil si fa evidentemente portavoce di quei precari "storici" o particolarmente "alti" in graduatoria che temono di essere scavalcati da colleghi provenienti da altre province e con punteggi più alti. Si tratta di timori che serpeggiano soprattutto al Nord, dove la disponibilità di posti (e di immissioni in ruolo) è maggiore. Ma non infinita. Tanto che la Uil Lombardia (dove il 30% di docenti e il 40% di Ata sull’organico complessivo non è di ruolo) ha inviato la richiesta esplicita al sindacato nazionale “di voler assumere una netta posizione di contrarietà a detto orientamento: considerato – prosegue la lettera – che queste procedure danneggerebbero tutti quei docenti che da anni, tanti con almeno un decennio di supplenze alle spalle, ad ogni rinnovo di graduatoria, si vedono scippare l’agognata immissione in ruolo o la supplenza annuale da altri precari che spostano la loro iscrizione da altre regioni, innescando un meccanismo pericolosamente illusorio per tanti precari”. Un meccanismo che poiché deve gestire un “calderone” con un offerta di precari tripla rispetto all’attuale necessità anche se riveduto, corretto e revisionato scontenterà sempre più di qualcuno.