Con i due decreti su pubblico impiego e la valutazione dei dipendenti approvati in Consiglio dei ministri la riforma della pubblica amministrazione assume contorni sempre più precisi.
Entra soprattutto la prima modifica all’articolo 18 nella pubblica amministrazione che così si allinea col settore privato.
Il testo uscito dal Consiglio dei ministri, con la formula «salvo intese», mantiene la “tutela reale” della reintegra nella versione pre-Fornero, ma fissa in 24 mesi il limite ai risarcimenti in caso di sentenza favorevole al dipendente.
Il limite di 24 mesi ai risarcimenti – spiega Pietro Ichino, ordinario di diritto del lavoro e senatore Pd – è doppio rispetto a quello previsto dalla legge Fornero. Meglio che nessun limite, ma obiettivamente è un passo indietro».
Oggi, invece, oltre al ritorno in ufficio è previsto un rimborso integrale, relativo cioè a tutto il periodo che passa dall’uscita al ritorno nell’ente. In caso di reintegro, poi, nel decreto è prevista la possibilità per l’amministrazione di tentare l’”appello” entro 60 giorni dalla sentenza: lo scrive Il Sole 24 Ore.
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A essere riscritta è la normativa sui procedimenti disciplinari: sono ampliate le ipotesi di licenziamento ed estese le procedure accelerate (sospensione in 48 ore e licenziamento in 30 giorni) a tutti i casi di flagranza. Anche nei procedimenti ordinari l’iter dovrà concludersi in 60 giorni e, dato cruciale, i vizi formali non faranno decadere procedimento e sanzione.
Marianna Madia ha inoltre spiegato: «sono pronta a fare una direttiva all’Aran e, di fatto, ricominciare un percorso formale per riaprire la stagione contrattuale ferma da diversi anni». Il percorso verso il rinnovo, comunque, è ancora lungo, e impone anche la sfida complicata di trovare risorse aggiuntive nella prossima legge di bilancio per arrivare agli aumenti da 85 euro medi promessi dall’accordo fra governo e sindacati del 30 novembre scorso.
In ogni caso, precisa Il Sole 24 Ore, idecreti portano un ventaglio ampio di novità di diretto impatto per i dipendenti pubblici.
Le nuove regole prevedono di modulare i posti da mettere a concorso sulla base dei «fabbisogni di personale», misurati in termini di servizi resi dalle singole amministrazione, e aprono alla possibilità di riconoscere il titolo di dottore di ricerca quale requisito per specifici profili o livelli di inquadramento, valorizzando anche la conoscenza delle lingue nelle selezioni.
Una quota di posti sarà riservata a chi negli ultimi 8 anni ha maturato almeno 3 anni di servizio con la Pa.
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