Cambiano gli esami di stato per la secondaria di primo e di secondo grado. Da tempo si attendeva una modifica e infine essa è venuta, nonostante la senatrice del Pd, Francesca Puglisi, a una nostra precisa domanda alla Festa dell’Unità a Catania, avesse dichiarato che “nella agenda del Governo non era prevista nessun cambiamento”. E invece eccolo là il nuovo esame di Stato.
Intanto quello che sembra il punto più importante riguarda l’alternanza scuola-lavoro: per essere ammessi agli esami, lo studente avrà dovuto partecipare alle attività di “formazione on the job”. Il Miur conferma dunque il suo debole per le attività di formazione, così come la legge 107 prevede.
E ancora: bisognerà che l’alunno ottenga una votazione non inferiore alla media del sei e abbia svolto, nei tempi e nelle modalità previste, anche le prove Invalsi. Tanto tuonò finché piovve, dunque. Le rilevazioni infatti riguarderanno, al quinto anno: italiano, matematica, inglese.
Ma le novità investono pure l’esame della secondaria di primo grado, che subirà una sforbiciata nel numero delle prove scritte che passeranno da cinque a due, uno di ambito linguistico, che può comprendere una parte di lingua straniera, e l’altro di ambito logico-matematico, con un colloquio finale mirato più che altro ad accertare le competenze trasversali (e non solo quelle nozionistico-disciplinari).
Il documento di lavoro, come precisa anche Il Sole 24 Ore, è in discussione in questi giorni con associazioni e operatori scolastici, compresi gli studenti, per confluire poi nel Dlgs attuativo della legge 107 atteso per fine anno, inizi gennaio 2017.
Il Dlgs, una volta licenziato da palazzo Chigi e ottenuto l’ok del Mef, dovrà ricevere i pareri parlamentari ed essere nuovamente approvato dal governo in via definitiva; e quindi le novità interesseranno con ogni probabilità gli studenti che stanno frequentando il quarto anno.
La proposta del Miur tende a “sburocratizzare” le prove finali, valorizzando l’autonomia scolastica, considerando che, ormai, la programmazione didattica è assegnata alle singole scuole e da anni non vi sono programmi nazionali, ma solo indicazioni.
Andando dunque al sodo delle modifiche del nuovo esame di Stato, le prove nazionali rimangono due: lo scritto d’italiano, e la seconda prova di indirizzo.
Non ci sarà più il “quizzone”, l’attuale terza prova elaborata direttamente dalle commissioni.
Anche il colloquio orale subirà ritocchi: si partirà da un testo o un documento scelto tra le proposte elaborate dalla commissione e ci sarà pure l’esposizione delle attività svolte dal ragazzo durante il percorso in alternanza.
L’esito dell’esame di Stato resterà espresso in centesimi, ma con pesi diversi: il credito scolastico relativo al percorso di studio salirà dagli attuali 25 punti massimi a 40 (comprendendo quindi l’alternanza a cui viene riconosciuta una funzione educativa centrale); gli altri 40 punti arriveranno dagli scritti (fino a 20 punti per ciascuna prova) e i restanti 20 punti saranno assegnati dal colloquio.
Ancora da sciogliere è invece il nodo commissioni.
Le ipotesi allo studio sono due: commissari interni con un presidente esterno; o mantenere l’assetto attuale con tre commissari interni e tre esterni, ma introducendo un presidente unico per tutte le commissioni operanti nella stessa scuola.
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Decisamente più incisive, precisa Il Sole 24 Ore, sono le modifiche proposte per il primo ciclo.
Intanto, si punta ad abolire la bocciatura nella scuola primaria e a circoscriverla “in casi eccezionali” nelle secondaria di primo grado, limitatamente alle situazioni per le quali non si riescono proprio a colmare le lacune disciplinari, anche con interventi ad hoc operati dall’istituto. I giudizi negativi dovranno comunque essere comunicati in modo trasparente a studenti e famiglie.
La prova Invalsi uscirà dall’esame della ex terza media: si anticiperà, comprensiva di una prova standardizzata di inglese al termine sia della scuola primaria che delle medie, e la partecipazione alle rilevazioni diventerà requisito d’ammissione all’esame finale, mentre sarebbe pure introdotto l’obbligo per gli insegnanti di somministrare le prove Invalsi.
L’esito degli esami sarà espresso in lettere e il presidente delle commissione sarà il preside della stessa scuola.