“È assai improbabile che questo Governo possa mettere mano alla Legge 107/15”.
“Un’eventuale controriforma della scuola potrebbe attuarla solo chi governerà il Paese dopo le nuove elezioni. Sempre che a vincerle sia un partito o una coalizione che oggi si dice avversa alla Buona Scuola” e che poi si confermi coerente con la propria linea politica.
Così ha risposto Alessandro Giuliani, direttore della Tecnica della Scuola, nel corso della prima puntata del 2017 della rubrica settimanale “L’angolo del direttore”, alla redazione di Radio Cusano Campus che gli chiedeva se dobbiamo aspettarci cambiamenti sulla contestata riforma della scuola approvata nel mese di luglio 2015 dal Parlamento italiano.
Giuliani ha detto che quella che ha preso in mano il Miur a fine 2016 è una gestione con dei tempi compressati, duranti i quali difficilmente si potranno realizzare cambiamenti sostanziali: “è vero che il nuovo ministro, Valeria Fedeli, ha un passato da sindacalista ed è stato probabilmente scelto soprattutto per ricucire il rapporto, ridotto ai minimi termini, con i rappresentanti dei lavoratori. Oltre che per recuperare punti a livello di opinione pubblica (in vista delle prossime elezioni che speriamo possano farsi con la rinnovata legge elettorale). È però altrettanto vero che pure per realizzare un decreto legge occorre poi farlo approvare dalle Camere e, francamente, sei mesi di tempo sono davvero pochi per vedere realizzati cambiamenti importanti. Anche se chiesti dalla maggioranza dei docenti”.
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Il direttore della Tecnica della Scuola si è detto quindi convinto che “alla fine con questo Governo si realizzeranno delle modifiche, probabilmente sul fronte della mobilità, ma la linea tracciata rimane quella del Governo Renzi”.
A proposito della nuova mobilità professionale dei docenti, alla luce dell’intesa politica raggiunta lo scorso 29 dicembre, Giuliani ha detto che “se dopo i trasferimenti su ambiti territoriali, su cui andranno a finire solo gli assunti dopo il 2014, a differenza di quanto indicato dal comma 73 della Buona Scuola che non prevede distinzioni di sorta, i sindacati dei lavoratori (non quadri o dirigenti) riusciranno anche a depotenziare la chiamata diretta, allora i presidi avranno le loro buone ragioni per alzare la voce”.
“Anche perché a produrre il testo avevano collaborato diversi dirigenti scolastici che in questa legislatura siedono tra i banchi del Parlamento”, soprattutto dell’area Pd. “E quanto accaduto in queste ore, con il vice-presidente Anp, Mario Rusconi, in polemica con il segretario generale Flc-Cgil, va proprio in questa direzione”.
A Giuliani è stato anche chiesto un parere sui motivi di dissenso contro la Legge 107: “sicuramente – ha risposto – nella stesura della riforma non è stata seguita la piazza. Quando Renzi ha detto ‘se la Cgil non è con noi, ce ne faremo una ragione’, non si è evidentemente reso conto del pericolo a cui andava incontro”.
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