Dei problemi che il sistema scolastico italiano sta affrontando parla Stefano Stefanel, dirigente scolastico di Udine, in un articolo pubblicato oggi dal Messaggero Veneto.
Stefanel parte da un paradosso: una idea molto diffusa è quella di far ripartire la scuola ritornando a come era prima dell’emergenza Covid, un po’ come si fece poco più di 200 anni fa quando al Congresso di Vienna le grandi potenze decisero che bisogna ripristinare l’ “ordine” precedente, senza tenere minimamente conto di ciò che Napoleone aveva lasciato.
E così le ingenti risorse del PNRR vengono destinate a investimenti sulla digitalizzazione, sul recupero dei “divari territoriali”, sull’attivazione di nuove figure professionali, sulla formazione dei docenti ma senza toccare minimamente la ”cornice” complessiva del nostro sistema.
Si tende insomma, sostiene Stefanel, ad affrontare le emergenze educative di questa fase con strumenti assolutamente ordinari, mentre sarebbe assolutamente indispensabile pensare ad un piano straordinario di interventi da realizzarsi in sinergia fra scuola, enti locali, terzo settore, servizi sociali valorizzando al massimo tutte le risorse umane e professionali che operano nei territori.
Prendiamo ad esempio il problema della disabilità – osserva il preside friulano: una parte consistente di docenti che si occupano di alunni con disabilità è sprovvista della necessaria specializzazione e questo incide in modo significativo sugli esiti dei processi formativi di tutti gli alunni.
E ci vorrebbe anche una grande alleanza nei territori anche per affrontare il tema del sistema 0-6 che appare cruciale per poter intervenire sulle disuguaglianze già nei primissimi anni di vita delle nuove generazioni.
Non dimentichiamo – aggiunge Stefanel – che oggi almeno due milioni di giovani italiani fra i 17 e i 25 anni non studiano e non lavorano e questo rappresenta un problema strutturale che esula dalle possibilità di intervento della scuola.
A Stefanel abbiamo fatto due domande per capire come si potrebbe uscire dalla situazione di stallo nella quale sembra ormai trovarsi la nostra scuola.
Ma oggi forze politiche e sindacati sono in grado di affrontare la complessità della stuazione?
Purtroppo oggi le forze politiche non sono in grado di affrontare la complessità della situazione anche perché hanno visto fallire tutte le riforme pensate per “salvare” o “aiutare” la scuola. Soprattutto non intendono lavorare in un campo condiviso, quello che ha permesso alle riforme in Finlandia o in Spagna, una volta approvate, di essere affidate solo ai tecnici puri. La politica cerca il consenso nella scuola, ma da lì viene solo dissenso e scontentezza. Si vuole solo aggiungere, non comprendendo che chi è competente sa togliere. I politici non hanno competenze nella scuola e hanno paura di togliere e non avere consenso.
Una conferenza nazionale sulla scuola potrebbe servire almeno da “volano” per dare avvio a un processo di reale innovazione ?
Si. Una conferenza nazionale sulla scuola sarebbe utile, Anche solo come confronto di idee.
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