Una delle riforme scolastiche più discusse di questi ultimi anni, e che non ha mancato di creare proteste e tensioni, è quella di avere tentato di mettere mano all’orario settimanale degli insegnanti. Chi ha incautamente provato a proporre l’aumento delle ore settimanali di lavoro degli insegnanti, ha pagato lo scotto politico di avere così tanto osato.
Ricordiamo l’ex ministro dell’Istruzione Francesco Profumo con le sue 24 ore settimanali a parità di stipendio, non solo ha dovuto ritirare di tutta fretta il provvedimento che aveva inserito nella legge di stabilità 2012, ma questo autogol gli è costata qualsiasi ipotesi di candidatura alle elezioni politiche del febbraio 2013. Dopo Profumo la questione aumento dell’orario settimanale degli insegnanti è ritornata sotto i riflettori con l’ex sottosegretario del Miur Roberto Reggi. Questa volta la proposta prevedeva un nuovo contratto di lavoro, da definirsi con una legge delega, in cui l’orario settimanale degli insegnanti sarebbe potuto arrivare fino alla soglia di 36 ore.
In questo caso Reggi prevedeva anche aumenti di stipendio per chi si fosse assunto delle responsabilità specifiche. Anche Roberto Reggi, sepolto dalle proteste e dagli attacchi mediatici, ha lasciato il Miur per avere altro incarico.
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Adesso al suo posto c’è Davide Faraone e di orario settimanale degli insegnanti non si parla più. Ma dopo i due tentativi di innalzare l’orario settimanale dei docenti, siamo proprio certi che non ci sia il terzo tentativo che potrebbe essere inserito nel disegno di legge annunciato per fine febbraio? Qualcuno sostiene, anche molto convintamente, che ci sarà quasi certamente un’altra proposta che toccherà l’attuale assetto orario settimanale degli insegnanti. In buona sostanza con il prossimo disegno di legge sulla scuola, ci potrebbe essere una norma che andrà ad inficiare in parte o del tutto, l’attuale art.28 del Ccnl della scuola. In particolare sarebbe nelle corde governative, ma bisogna attendere il disegno di legge per capire meglio se davvero verrà cambiato il comma 5 dell’art.28 dell’attuale contratto della scuola. In tale comma si parla delle attività d’insegnamento dei docenti che sono di 25 ore settimanali per la scuola dell’infanzia, di 22 ore più 2 ore di programmazione didattica per le scuole primarie e di 18 ore per la scuola secondaria di primo e secondo grado. Le domande, a questo punto sono due: c’è davvero questa intenzione da parte del Governo? E chi sarà il terzo politico a saltare, dopo Profumo e Reggi?
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