Rimane difficile sapere se è una coincidenza oppure una conseguenza del cambio ai vertici del settore comunicazione del Miur. Fatto sta che a poche ore dall’addio di Zennaro e dall’arrivo di Bettanini dobbiamo prendere atto di una maggiore apertura del ministro Gelmini verso i suoi contestatori ed una contestuale, questa davvero inaspettata, alzata di testa verso quel Mef che nell’ultimo triennio ha trattato troppe volte la Scuola come un “salvadanaio” da dove prelevare i fondi necessari per sanare i debiti.
Dopo aver negato, anche di recente, che sulla Scuola anche dopo aver esaurito gli effetti della Legge 133/08, continuano ad essere attuati tagli a risorse ed organici, in un’intervista del 9 ottobre al quotidiano La Repubblica, la Gelmini ha detto di essere “pronta ad ascoltare i ragazzi“. La protesta degli studenti italiani, 150.000 in piazza per gli organizzatori, 50.000 per il ministero dell’Interno “merita rispetto”, dice Gelmini, ammettendo che nel “nel tempo si è perso qualsiasi rapporto con loro, e mi dispiace. Vedo, però, che la protesta oggi si indirizza verso cose più grandi di me: le banche, la finanza“. Ma, sottolinea anche: “vogliono una scuola egualitaria, la scuola come sistema senza la centralità del singolo studente. Quel sistema ci ha fatto precipitare nelle classifiche internazionali“.
BASTA TAGLI
“Governare con i tagli è la cosa più difficile“, ammette ancora il ministro, che però spiega: “Insieme alla Sanità eravamo il ministero più costoso: il Miur spendeva il 97% del suo budget per la spesa corrente. Su di noi Tremonti si è esercitato con facilità“. Ora però la stessa Gelmini arriva a dire “basta, i tagli sono finiti. Nel 2012 la pianta organica dei docenti sarà stata ridotta di 80mila unità e lì ci fermeremo“. Il ministro infatti spera di essere riuscita a ‘stoppare’ Tremonti: “Credo abbia compreso la centralità della scuola e pure sulla ricerca l’ho visto un poco più disponibile. Comunque il mio Ministero non è più in grado di sopportare diminuzioni di finanziamenti“.
SUL TUNNEL DEI NEUTRINI DOVEVAMO CHIEDERE SCUSA
Durante l’intervista Gelmini ritorna anche sulla gaffe sul tunnel dei neutrini costruito tra il Cern e il Gran Sasso: “Il vero errore è stata la replica. Bastava chiedere scusa e farci su un po’ di ironia“. Il responsabile del Miur smentisce però chi la vorrebbe depressa: “Sono serena e determinata. E abituata a portare a termine i compiti che mi vengono assegnati“. Ma confessa: “Certo, per l’incidente del tunnel dei neutrini sono stata colpita in ogni modo, e ferita. Ma non mi fermo, so che fare politica non è un giro di valzer“. Col ministro impegnato al Quirinale, il famoso comunicato fu affidato ad un giovane e non controllato: “Al primo incidente di percorso ho pagato un prezzo alto, sono stata travolta dalla velocità di internet e dalla replica sbagliata: il secondo comunicato parlava di polemiche strumentali e non erano parole mie“, spiega Gelmini. Che ammette: “Bastava chiedere scusa, e farci su un po’ d’ironia. So che non esiste un tunnel da Ginevra al Gran Sasso, ho visitato il Cern e non ho visto tunnel. Bastava mettere quella parola tra virgolette e aggiungere tecnologico, il ‘tunnel tecnologico’ dentro il quale sono viaggiati i neutrini“.
MA DIFENDE ZENNARO E IL CONCORSO PER PRESIDI
Archiviato il rapporto con Massimo Zennaro come portavoce, il ministro conferma che resterà direttore generale: “Non c’è motivo per allontanarlo anche da lì, la Corte dei conti l’ha valutato idoneo“.
A proposito delle accuse sulla non voluta diffusione dei dati sugli ultimi respinti da parte del Ministero non offre aperture: la reputa “una polemica ridicola”. In ogni caso il ministro dell’Istruzione assicura che i numeri sui bocciati ci sono: “li ho visti ieri”, e “tra una settimana saprete tutto”.
Gemini torna anche a parlare sui troppi errori nel quiz per il concorso per presidi: “Abbiamo tutelato gli aspiranti dirigenti, rivelando e correggendo gli sbagli”. E se in un primo momento il Ministro aveva cercato di minimizzarli ora, pur precisando “la commissione che li ha prodotti non l’ho nominata io”, annuncia: “sono errori gravi, non mi capacito, gli autori non saranno retribuiti e l’agenzia che li ha scelti sta valutando se chiedere i danni”.
IL PD: RIMANE L’ATTILA DELLA SCUOLA
L’apertura della Gelmini non sembra però aver avuto effetti distensivi. Per Francesca Puglisi, responsabile Scuola della segreteria nazionale del Pd, l’intervista ha dell’incredibile: “Gelmini prima ammazza la scuola e adesso dice basta tagli. Peccato che nel Def approvato dal suo Governo continui ad esserci scritto che entro il 2025 continueranno ad esserci diminuzione delle risorse fino al 3,4% del Pil, quando siamo già fanalino di coda tra i paesi cose con il 4,8%. Pensa che se si va al voto il pianto riparatore la metta al riparo? La Gelmini – conclude l`esponente democratica – passerà alla storia come l’Attila della scuola pubblica“.
GLI STUDENTI: SOLO IPOCRISIA, SARA’ AUTUNNO ROVENTE
Anche i collettivi universitari non ci stanno e rispediscono al mittente le aperture, giudicate più che tardive: “Gelmini sembra quasi volersi assolvere dalle proprie colpe, scaricando queste sui tagli effettuati da Tremonti“. E mentre il ministro nell’intervista assicura che non si dimetterà mai e resterà fino a che resterà Berlusconi, gli studenti incalzano: “Un serio ministro dell`Istruzione, che avesse avuto davvero a cuore le sorti della scuola e dell`università, di fronti ai tagli di Tremonti avrebbe dovuto fare una sola cosa: dimettersi ed uscire dal Governo”. Quindi niente tregua, anzi i collettivi universitari annunciano un “autunno rovente” e, dopo la prima mobilitazione del 7 ottobre, preparano la manifestazione nazionale del 15: “La Gelmini e tutto il governo non vivranno sogni tranquilli“.
Pure l’Unione degli universitari e la Rete degli studenti non perdonano l’inversione di marcia: “Non abbiamo la memoria corta e sappiamo riconoscere l`ipocrisia. Non saranno certo queste uscite del ministro ‘fulminata sulla via del Gran Sasso’ a farci dimenticare che tipo di politica è stata portata avanti da questo Governo, anche perché sarebbe impossibile vista la situazione disastrosa che c`è nelle nostre scuole dopo tre anni di tagli“.
Infine, gli studenti ribattono su un punto: “Ci chiediamo quale status quo dovremmo difendere, abbiamo sempre ribadito che la scuola e l`università Italiana è stata messa in ginocchio non solo da questo Governo ma anche da quelli precedenti. E` però un dato di fatto che i tagli e le riforme di questo Governo siano stati fatali“.