Si parte dalla Carta internazionale dei diritti dell’infanzia, art 31: “Gli Stati membri riconoscono al fanciullo il diritto al riposo e al tempo libero, a dedicarsi al gioco e ad attività ricreative proprie della sua età…”, e si finisce con la firma dei proponenti l’appello: da associazioni di genitori a psicologi e ricercatori universitari.
Si tratta di una lettera che, postata su Facebook , sarà inviata al Miur e ai dirigenti scolastici.
I motivi per l’abolizione di questa pratica sono puntualmente elencati:
sono inutili, dannosi, discriminanti, prevaricanti, impropri, limitanti, stressanti, malsani.
Il nostro portale nel dicembre del 2014 aveva proposto un sondaggio al quale avevano risposto oltre 1300 lettori, la maggioranza dei quali si era espresso a favore: 55% contro il 45% che non vorrebbe si assegnassero compiti.
Come si vede il dibattito continua, gli schieramenti si ripropongono senza però addivenire a una scelta condivisa.
Alle prossime vacanze, concluse quelle di quest’anno, si riaprirà la diatriba: compiti a casa si compiti a casa no.
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