Tra le storture della legge della “Buona Scuola” vi è l’assegnazione del bonus premiale per la valorizzazione del personale docente, disciplinata ed approvata dal Comitato di Valutazione di ogni scuola ed assegnata dal Dirigente Scolastico sulla base dei parametri fissati dal MIUR. Il bonus premiale ha scatenato un vespaio di polemiche, soprattutto perché tale premio avrebbe dato adito a lotte intestine all’interno delle istituzioni scolastiche.
Mentre ci sono stati sul territorio nazionale, dirigenti scolastici che hanno interpretato la normativa ministeriale dando luogo ad una distribuzione equa delle somme destinate, altri dirigenti scolastici hanno applicato la direttiva MIUR alla lettera assegnando le quote sulla base delle effettive esperienze effettuate dal docente e debitamente documentate secondo una allegata tabella di dichiarazione dei titoli professionali.
E qui si è scatenata la presentazione da parte del personale docente della documentazione delle più disparate attività svolte. Tuttavia in ciascuna istituzione scolastica solo una parte del personale docente ha potuto essere graziato del bonus premiale, mentre la stragrande maggioranza è rimasta all’asciutto senza ottenere un solo euro di gratificazione da parte del Dirigente Scolastico.
Si può dire che trattasi di un bonus premiale che divide la categoria docente i due sezioni: figli e figliastri. Chi lo ha avuto e chi invece ne è rimasto a mani vuote.
Tra i tanti docenti che non hanno usufruito del bonus vi è certamente una buona fetta che ha titoli culturali e professionali di tutto rispetto, ma che, purtroppo, non gode di riconoscenza culturale all’interno dell’istituzione scolastica, ma che svolge nelle classi un lavoro silenzioso
Ovviamente il termometro di questo lavoro silenzioso è dato dai risultati ottenuti dagli alunni al termine dell’anno scolastico e solo quello deve essere il parametro necessario per avallare la professionalità e la bravura di un docente. Si auspica la cancellazione del bonus premiale oppure la transazione nello stipendio.
Mario Bocola