“I docenti precari della scuola non danno valore aggiunto, non si incardinano in un progetto educativo”: a dirlo è stato oggi il sottosegretario all’Istruzione, Roberto Reggi, ospite di una trasmissione radiofonica nazionale. Parlando dei punti più importanti che il Governo intende introdurre attraverso un ddl da presentare entro l’estate, il rappresentante del Governo ha speso parole critiche verso l’attuale collaudata organizzazione delle sostituzioni degli insegnanti assenti per brevi periodi, definendola un “sistema mordi e fuggi”: in futuro per le supplenze, ha sottolineato Reggi, bisognerà “usare gli insegnanti di ruolo. Il gruppo degli insegnanti dell’organico ‘funzionale’ dovrà prendersi carico anche delle supplenze brevissime”.
Anief ritiene che con questo genere di progetti e affermazioni si ignora e si dequalifica frettolosamente il ruolo dei tanti insegnanti precari che garantiscono, anche con supplenze di pochi giorni, un prezioso servizio pubblico a favore degli 8 milioni di alunni che popolano le nostre scuole. L’errore, secondo il sindacato, è pensare che si possa migliorare la qualità del prodotto finale, in questo caso delle lezioni da svolgere in assenza del docente titolare, cancellando in un colpo solo la disponibilità a fare supplenze ‘brevi’ di oltre 622mila aspiranti docenti. Di questi, si salverebbero solo i 154.398 abilitati inseriti anche nella Graduatorie ad Esaurimento: per quasi mezzo milione, invece, non ci sarebbe più spazio per le supplenze.
“Dopo le 36 ore di servizio da imporre a tutti gli insegnanti, che sono poi quelle che già svolgono, dal sottosegretario Reggi giunge un’altra convinzione che gli consigliamo di rivedere – sostiene Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir –: non è infatti possibile affidare le supplenze del personale di ruolo ai colleghi presenti a scuola. Introdurle in modo sistematico, oltre le 6 ore di disponibilità che già oggi danno, significherebbe caricare di lavoro gli insegnanti di ruolo oltre le proprie possibilità”.
“Superando l’attuale numero di ore di lezioni frontali settimanali si rischierebbe, in pratica, di compromettere la mole di lavoro che ogni giorno il docente è chiamato a svolgere: ricerca e preparazione delle lezioni, composizione e correzione dei compiti, partecipazione a riunioni collegiali e via dicendo. Visto che il Governo vuole aggiungervi anche la formazione obbligatoria – conclude Pacifico – non si comprende come e quando avrebbe modo di fare anche le supplenze”.
Le questioni sul precariato su cui discutere sarebbe ben’altre. Perché il Miur, anziché minacciare ciclicamente di cancellare i docenti precari, non ricorda il prezioso lavoro che svolgono? Perché non dice che centinaia di migliaia di supplenti sono impegnati ogni anno ad assicurare la costante erogazione del servizio scolastico? Perché non fa cenno alcuno al fatto che quelli che hanno prestato più di 36 mesi di servizio hanno diritto alla stabilizzazione e al pagamento degli scatti di anzianità? Perché Reggi non ammette che almeno un posto su due ricoperto su supplenze sino al termine delle attività didattiche o al 30 giugno doveva essere assegnato in supplenza annuale? Perché i tecnici del Ministero non dicono che la trattenuta del 2,5% sul TFR è illegittima e che le ferie dei precari devono essere pagate per intero senza decurtazioni? Meno male che lo dicono le leggi vigenti, a partire dalla Costituzione, e il diritto comunitario.
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