In questi giorni migliaia di lavoratori e lavoratrici della scuola-ha dichiarato Luca Cangemi della direzione nazionale del PRC- sono di fronte al drammatico interrogativo di spostarsi nelle graduatorie del nord (e quindi cambiare la propria vita) oppure rimanere nelle graduatorie in Sicilia, con la prospettiva del precariato o della disoccupazione. Di fronte a questo dramma sociale che colpisce diritti delle persone e impoverisce l’isola di decisive energie intellettuali, la ministra Giannini non trova di meglio che veniva a fare a Catania della demagogia elettorale, densa di malafede e incompetenza. Insegnanti e ATA del Sud sino costretti all’emigrazione o al precariato per ragioni precise: per i tagli operati negli ultimi anni e per le norme previdenziali, approvate durante il governo del capopartito della Giannini, che hanno brutalmente negato il diritto della pensione a migliaia d’insegnanti e impedito nuovi ingressi (disegnando per il futuro la follia di una scuola gestita da settantenni.) Finché il governo attuale non interviene su questi reali nodi (cosa che ha accuratamente evitato di fare) la dignità imporrebbe almeno il silenzio. Invece la Giannini chiacchiera di cose che evidentemente non conosce, come il sostegno e le attività extracurriculari, per confondere le idee sui veri programmi del governo: valutazione delle scuole (cioè scuole di serie A e serie B, con diversi finanziamenti), discriminazione tra i lavoratori, reclutamento consegnato ai presidi. Sono cose disastrose per la scuola pubblica in tutto il paese ma che avrebbero il loro impatto più pesante proprio al Sud. Chi ha a cuore la scuola pubblica-ha concluso Cangemi- può fare una sola cosa delle parole del ministro: respingerle al mittente.