Esiste un problema di cui se ne parla poco, ed è quello della droga a scuola, che ormai da diversi anni è diventata il vero mercatino per vendere e comprare “roba”.
Le cronache locali sono piene di casi in cui i controlli delle forze dell’ordine hanno evidenziato un numero consistente di giovani in possesso di canne o, in altri casi, di sostanze stupefacenti più dannose.
In prima linea nel combattere il fenomeno ci sono i presidi, che spesso avvertono carabinieri o polizia per eseguire controlli improvvisi, attirandosi le ire degli studenti (a volte anche dei genitori), proprio perché il problema non riesce ad essere gestito efficacemente con la sola didattica e la sensibilizzazione.
“Certo – racconta al Corriere della Sera Isabella Pinto, preside dell’istituto Magarotto per sordi di Roma – non lo faccio mica a cuor leggero. Ma so che, se i ragazzi non mi amano, genitori e docenti mi apprezzano. Ho dovuto chiamare i carabinieri anche qui, i ragazzi arrivavano in classe già fumati. Non hanno trovato niente, ma spero sia servito da deterrente”. “Al Faraday, a Ostia, continua la dirigente, mentre i cani antidroga erano dentro, dalle finestre volavano pezzi di roba, zainetti, pacchetti, aggeggi strani”.
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C’è chi punta tutto sulla prevenzione e prova ad evitare il più possibile l’intervento delle forze dell’ordine: “i miei 1400 studenti sanno che mi basta alzare il telefono, per far intervenire qualcuno” spiega Carlo Braga, dirigente dell’istituto Salvemini di Casalecchio sul Reno in provincia di Bologna. Ma negli ultimi tre anni l’ho fatto una sola volta: preferisco lavorare sulla prevenzione, sull’educazione. Abbiamo un articolato progetto di prevenzione delle dipendenze con collaborazioni con San Patrignano, col carcere minorile e uno sportello interno di ascolto. L’intervento delle forze dell’ordine è solo successivo, in presenza di segnali di pericolo”.
Alcuni Ds invece non credono nell’efficacia dell’intervento dei cani antidroga nelle classi, come Ludovico Arte, il preside del Marco Polo di Firenze, che ha detto no ai controlli della Polizia: “penso che non siano efficaci, perché non colpiscono uso e spaccio delle sostanze. E non sopporto l’idea che un cane punti un ragazzo, mi ricorda un regime repressivo. Preferisco puntare su psicologi e tutor. Chiamare le forze dell’ordine significa derogare alle proprie responsabilità”.
Insomma, dalle dichiarazioni riportate dal Corriere della Sera possiamo trarre spunto per una serie di riflessioni in merito all’argomento.
La scuola ha il dovere di monitorare costantemente il problema della droga fra gli studenti, oltre ad educare e sensibilizzare sull’argomento. Forse in alcuni casi l’ingresso dei cani antidroga in classe può essere eccessivo, ma il Ds agisce sempre nell’interesse degli studenti e delle loro famiglie e quando prende la strada della perquisizione, non fa altro che proteggere tutta la comunità scolastica.
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