L’intervento è stato stimolato dalla notizia, riportata dalla stampa nei giorni scorsi, riguardante uno studio condotto dalla Spagna che ha evidenziato, come l`uso cronico di cannabis possa compromettere la memoria di lavoro, quella riferita ad azioni da svolgere nell`immediato, e quella episodica, cioè la memoria riferita ad avvenimenti del passato. Notizia confermata in pieno anche nel nostro Paese. “Il consumo di cannabis – ha fatto sapere il 3 agosto il Dipartimento politiche antidroga – provoca varie alterazioni nell`attività cerebrale. In particolare, tali alterazioni sono state evidenziate nell`ippocampo e nella corteccia frontale, aree ricche di recettori cannabinoidi che il principio attivo principale della cannabis, il Thc, è in grado di attivare. Queste regioni dell`encefalo sono quelle responsabili del cosiddetto decision-making, cioè del funzionamento esecutivo e della memoria. Tali evidenze – continua il Dpa – suggeriscono che il consumo di cannabis compromette i processi di attenzione, sia quella transitoria che sostenuta, con conseguente alterazione delle performance relative a compiti in cui è richiesto l`uso della memoria”.
E poiché il cervello conclude la sua maturazione intorno ai 21 anni, gli adolescenti risultano essere più vulnerabili alle conseguenze neuropsicologiche derivanti dal consumo di cannabis rispetto agli adulti. “Infatti, gli studi, suggeriscono che gli individui che iniziano ad usare cannabis in età precoce, quando il cervello si sta ancora sviluppando, possono essere più vulnerabili – sottolineano i ricercatori – a tali deficit neuropsicologici duraturi rispetto ai soggetti che hanno iniziato ad usarla più tardi”.
Un ulteriore studio, ha messo in evidenza il funzionamento neuropsicologico dopo un mese di astinenza da marijuana in 65 adolescenti tra i 16 e i 18 anni che sono stati messi a confronto con un gruppo di loro coetanei. “Gli adolescenti che avevano fatto uso di marijuana rispetto ai coetanei del gruppo di controllo – spiegano ancora dal Dipartimento italiano – hanno mostrato una minor velocità psicomotoria, e prestazioni più scarse di attenzione, memoria episodica, pianificazione e sequenziamento delle attività. Quindi anche dopo un mese di astinenza, i ragazzi che hanno usato marijuana manifestano deficit neuropsicologici”. I danni prodotti dall’uso della cannabis potrebbero quindi anche essere confermati nel tempo. Ed in certi casi diventare permanenti: il Dpa invita a pensare “quanto possa essere invalidante una reazione di questo tipo per un adolescente impegnato nel delineare a scuola il proprio percorso formativo”. Una domanda, è il caso di dire, sicuramente da girare ai diretti interessati, ma anche ai quei docenti e genitori che ancora non hanno le idee chiare su questo punto.
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