Riceviamo e volentieri pubblichiamo il contributo di una nostra lettrice, Chiara Zambelli, docente di italiano alla scuola superiore, per la realizzazione di un’unità di apprendimento per la storia con l’ausilio di canti e poesie.
Ecco il testo integrale.
Canti e poesie per fare la storia
Per un docente risulta spesso complicato far interessare gli allievi a fatti storici avvenuti oltre cent’anni fa. Una delle attività, riproposta negli anni, che mi permette di ottenere buoni risultati è quella di strutturare un’unità di apprendimento che coinvolga più discipline. In particolare si andranno a sviluppare le competenze di lingua italiana, cittadinanza e storia.
Il tema privilegiato è quello della prima guerra mondiale, che ha coinvolto l’Italia dal 1915 al 1918. Si inizierà studiando le dinamiche che hanno portato allo scoppio del conflitto: dall’attentato di Sarajevo, al patto di Londra che portò l’Italia in guerra, fino alla conclusione con la conferenza di Parigi. Una volta chiarita la premessa storica, anche con l’ausilio di video, fotografie d’epoca e documentari, si potrà passare al lavoro di lingua italiana.
Tra i testi più indicati da proporre ci sono sicuramente le poesie di Giuseppe Ungaretti. Il poeta, convinto interventista, si arruolò come volontario nel 1915 e combatté sul fronte del carso e su quello francese. Attraverso un testimone diretto della vita in trincea, si cercherà di far riflettere gli allievi sulla fragilità umana e sui valori della pace e della fratellanza tra gli uomini. Così come posto in evidenza nella poesia “Fratelli” del luglio 1918. Ungaretti nelle sue poesie descrive la vita dei soldati, fatta di sofferenza, morte, amicizia, paura.
Tra le liriche che colpiscono maggiormente c’è “Veglia”, scritta il 24 dicembre 1915 dopo una notte in trincea passata accanto ad un compagno massacrato. Mentre il corpo del commilitone si irrigidisce nel rigore della morte, il poeta riscopre e sente forte il suo attaccamento alla vita. Vita che appare delicata come una foglia d’autunno, come si evince dalla poesia “Soldati” del 1918. Con due soli versi: “Si sta come d’autunno sugli alberi le foglie”, riesce a mostrare l’esistenza precaria di migliaia di soldati, che combattevano per la Patria.
Un altro testo da inserire nella parte di lingua italiana è “Il Piave mormorava”. Si tratta di una canzone che molti ragazzi sentono ancora oggi alle feste di paese o alle adunate degli alpini, ma di cui non conoscono l’origine. “Il Piave mormorava calmo e placido al passaggio dei primi fanti il ventiquattro maggio”, perché si cita quella data?, “il Piave mormorò: Non passa lo straniero!”, chi era lo straniero?.
Attraverso un’attenta analisi delle strofe è possibile fare un collegamento con gli avvenimenti storici. Accompagnando l’esercito italiano dalla sconfitta di Caporetto fino al trionfo di Vittorio Veneto. L’inno, che contribuì a ridare morale alle truppe, era diventato, al pari dell’inno di Mameli, un simbolo per i nostri soldati. Lo stesso generale Armando Diaz, posto a capo dell’esercito italiano dopo Cadorna, inviò un telegramma all’autore per ringraziarlo del testo, poiché queste strofe giovavano al morale delle truppe più di quanto potesse fare lui stesso.
“Si vide il Piave rigonfiar le sponde e come i fanti combattevan l’onde. Rosso del sangue del nemico altero, il Piave comandò: Indietro va, o straniero !” Strofa dopo strofa, gli allievi scopriranno cosa è avvenuto lungo le rive del Piave. Arricchendo la spiegazione con fotografie delle battaglie o con la lettura di alcune lettere inviate dai soldati al fronte alle proprie famiglie.
Per rendere ancora più personale il lavoro si potrà chiedere ai ragazzi di intervistare nonni o bisnonni, per scoprire se qualche loro antenato ha combattuto nella Grande Guerra. Si formerà così un legame più concreto tra la storia e il nostro presente.
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