Categorie: Politica scolastica

Cantone, Cantone, perchè non parli?

Proseguono su FB gli appelli a Raffaele Cantone perchè intervenga sulla questione della “chiamata diretta”.

 

Il tema è noto: in una delibera dell’aprile scorso, l’Autorità nazionale per l’anticorruzione di cui è presidente Raffaele Cantone, la “chiamata diretta” era stata inserita fra le attività a rischio corruzione e per questo motivo nelle ultime settimane alcuni gruppi e movimenti hanno scritto a Cantone affinchè intervenga presso il Governo per la cancellazione immediata della norma.
Qualcuno si aspettava una rapida risposta del presidente dell’Anac e una ancor più rapida soluzione del problema.
Ma la questione non è così semplice, perchè ciò che era nei suoi poteri Cantone lo ha fatto: nella delibera di aprile, infatti, vengono indicate le contromisure da adottare  per contenere i rischi corruttivi (pubblicazione dei criteri e degli incarichi attribuiti, esplicitazione delle motivazioni e così via); ad ulteriori passi il presidente non è titolato.
Peraltro va anche detto che nel suo provvedmento, l’Anac aveva elencato anche altre attività a rischio corruttivo, come per esempio la valutazione degli alunni e l’adozione dei libri di testo: ed è del tutto evidente che Cantone non può chiedere al Governo di intervenire perchè queste due attività amministrative vengano cancellate dall’ordinamento scolastico.
Bisogna dunque che gruppi e movimenti si facciano una ragione del silenzio di Cantone: il presidente non parla per il semplice motivo che la legge non gli attribuisce la facoltà di cancellare una norma. Va anche detto, per completezza, che neppure il Governo potrebbe cancellare la “chiamata diretta” che fa parte di una legge dello Stato.
La norma, dunque, può essere cancellata o modificata solamente dal Parlamento.
Oppure potrà essere abrogata se la Cassazione e la Consulta daranno il via libera al referendum per il quale sono state raccolte le firme nei mesi scorsi e sempre che i cittadini votino in tal senso.

Reginaldo Palermo

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