Il cantante Ghali è sulla cresta dell’onda dopo la sua partecipazione al Festival di Sanremo 2024 con il brano “Casa mia“, con cui è arrivato quarto. Sul palco dell’Ariston il rapper di origini tunisine ha fatto anche “politica”, lanciando il messaggio “Stop al genocidio”.
Il docente e scrittore Enrico Galiano crede che il testo della canzone debba essere studiato a scuola. Lo ha detto con un video su Instagram e poi in un’intervista pubblicata su Famiglia Cristiana. “Portare in classe un testo come questo consente a un insegnante anche di introdurre temi di grande attualità e di riuscire a farlo passando dalla parte dello sguardo dei ragazzi con la musica che loro ascoltano. Così è molto più facile e molto più diretto ed è quindi più probabile riuscire a interessarli e anche farli riflettere su temi così importanti”, ha detto.
Il docente ha poi fatto un’analisi del testo del brano che potrebbe ispirare molti docenti. Eccola qua:
“Ma che ci fai qui da queste parti
Quanto resti e quando parti
Ghali usa spesso nelle sue canzoni questo linguaggio colloquiale preso proprio dalla strada, dalle frasi che diciamo tutti ma, anche se non lo noti, qui dentro ha messo degli indizi importanti. Parti parti è quella che si chiama rima equivoca. E che cos’è? È quando fai rimare due parole dal significato diverso ma dal suono identico. Non è solo carino e simpatico, no fa rimare due parole importanti. Parti, inteso come luoghi, zone, posti viene dal verbo ‘ripartire’, quindi dividere e già sta accennando al concetto di confine che è poi collegato al partire, all’andare quindi ai confini che provocano il partire e l’andare, lo spostarsi. Ovvero il tema della canzone”.
Siamo tutti zombie col telefono in mano
Sogni che si perdono in mare
Figli di un deserto lontano
Zitti non ne posso parlare
Ai miei figli cosa dirò
Benvenuti nel Truman show
Il Truman show è un famosissimo film con Jim Carrey dove il protagonista da quando è nato e per tutta la vita viene sempre inquadrato dalle telecamere e trasmesso in televisione. Che poi è quello che succede a noi oggi, ma siamo noi a scegliere di essere costantemente nel Truman Show!.
La strada non porta a casa
Se la tua casa non sai qual è…
E qui tocchiamo vette inarrivabili. Questo è un chiasmo, ma è un chiasmo imperfetto. Che cos’è un chiasmo? È quando metto vicini – al centro – due termini simili e agli estremi, altri due termini simili. Quindi casa casa e, poi, ci strada e ci si aspetta un’altra strada e invece no. Non sai qual è: ecco perché è un chiasmo imperfetto, come un cerchio che non si chiude, un ritorno che non si compie e quindi anche attraverso la forma Ghali esprime il concetto di tutta la canzone.
Sto già meglio se mi fai vedere
Il mondo come lo vedi tu
Ribalta il concetto del contrasto, della guerra che si fa quando due prospettive sono diverse. No, dice, quando due prospettive sono diverse io mi sento già meglio.
Mi manca la mia zona
Mi manca il mio quartiere
Mi manca ripetuto due volte è un’anafora, ovvero una ripetizione a inizio verso di una formula simile, ma attenzione che anche questo mi manca sembra una cosa semplice, ma se invece fosse il mi manca nel senso che non mi prende? C’è questa ambiguità sia del mi manca come nostalgia, ma anche qualcosa come qualcosa che mi riguarda”.
Ma chi è Ghali? Qual è il suo rapporto con la scuola? Ecco alcune curiosità. Ghali ha 30 anni, è nato a Milano nel maggio del 1993 da due genitori tunisini. “Ho avuto un’infanzia pesante, ho visto veramente di tutto, il rap mi ha salvato. Mi ha tirato fuori. Se non ci fosse stato sarei finito male. Sono cresciuto in palazzi e in quartieri anche molto peggiori di questo. Sono nato a San Siro, poi ho cambiato periferia”, ha raccontato a La Repubblica.
“Da ragazzino avevo una grande passione per la scrittura, alle medie ho auto una prof che leggeva i miei temi in classe, ‘sentite come scrive bene Ghali’, beh ci ho creduto”, ha raccontato. E, sulla trap, spesso stigmatizzata: “La trap è cronaca, racconta quello che i ragazzi nel quartiere vivono tutti i giorni, ragazzi di strada che vivono nella strada, subiscono la strada, reagiscono alla strada, cosa dovrebbero raccontare? Poi sta a te decidere se hai voglia di litigare o no. Ma se sei in quel cerchio, è una cosa che ti riguarda comunque. I trapper sono i cantautori di oggi, nelle cose che noi raccontiamo i ragazzi vedono rispecchiata la loro vita”.
Ghali ha frequentato un istituto superiore milanese con indirizzo grafico pubblicitario. Secondo quanto riporta Skuola.net, il cantante non avrebbe completato gli studi. Importante, nella sua vita, è stato il ruolo della madre: “Siccome mio papà non c’era, le regole in casa le stabiliva lei. Ce n’erano parecchie, era severa, ma nonostante questo non riuscivo ad andare bene a scuola: della mia infanzia ricordo tanto sole, la strada, le ginocchia sbucciate e i muretti da scavalcare per recuperare il pallone”, ha detto a Il Corriere della Sera.
La madre di Ghali, 60enne, che molto tempo ha combattuto contro un tumore, ha lavorato per anni come collaboratrice scolastica. Nel 2015 il cantante ha scritto su Facebook: “Sono stufo di pentirmi di non aver finito la scuola e di pensare che non avevo voglia di studiare. Tutti abbiamo voglia di imparare e di scoprire cose nuove. Alcuni professori non hanno riconusciuto le nostre capacità e per 2 tag sul banco e sulle porte dei bagni siamo finiti nella scuola sbagliata”
“Era tutto noioso e non riuscivo a starmene seduto. Hanno sempre cercato di insegnarmi le cose facendomi studiare da pagina 10 a pagina 40, senza mai chiedermi cosa ne penso, senza mai farmi dire la mia, senza mai chiedermi cosa m’incuriosiva. Nel centro della mappa c’era l’Italia e i programmi erano gli stessi da anni e anni”.
Il cantante 30enne di origini tunisine ha discusso, “Che Tempo Che Fa“, in merito alla guerra tra Israele e Palestina parlando anche di scuola. Come riportano La Repubblica e Adnkronos, l’artista, riferendosi agli appelli di pace, ha detto: “E’ quello che abbiamo imparato a scuola ed è strano ritrovarsi in un mondo così. Fa un po’ strano. Ci hanno insegnato una cosa per tutta la vita ed a un certo punto sentiamo che non si può”.
“Qualsiasi cosa – il successo, tutti i beni, tutte le ricchezze che abbiamo – non sarebbero delle ricchezze se non possiamo condividerle. Sono condivisibili solo se stanno tutti bene, se c’è pace. Se in una stanza siamo in dieci e 7 persone stanno male, stanno male tutti. E’ importante stare tutti bene per quanto sembri banale”, ha aggiunto.
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