La superficialità con cui il Ministero dell’Istruzione continua a trattare centinaia di migliaia di docenti precari che operano nelle scuole pubbliche italiane non sembra avere limiti. Dopo aver perso l’occasione per far cadere le illegittime barriere create nei confronti dei nuovi abilitati all’insegnamento per il loro inserimento nelle graduatorie provinciali, l’amministrazione scolastica si sta rendendo artefice dell’attivazione di un sistema di compilazione e di invio delle domande di aggiornamento delle stesse graduatorie che fa acqua da tutte le parti: se all’inizio sembrava si trattasse solo di rallentamenti o interruzioni sporadiche dell’invio dei dati, presto ci si è resi conto che è impossibile compilare correttamente le pagine, a causa di diversi errori nei ‘campi’ predisposti. Ma soprattutto che non vi è possibilità di inoltrare le domande. La gravità della vicenda è finita sulle pagine dei maggiori quotidiani, tra cui ‘La Repubblica’. Che ha sperimentato le inefficienze del sistema ministeriale ed è giunta ad una conclusione sommaria: “la piattaforma telematica sta dando gravissimi problemi agli oltre 177 mila inseriti negli elenchi provinciali ad esaurimento che entro il 10 maggio devono aggiornare punteggi e titoli”. Secondo la testata nazionale, “durante la compilazione dei format online i docenti incontrano mille difficoltà. La più preoccupante è quella che non consente alle migliaia di precari della scuola il cui futuro dipende da queste domande di inoltrare l’istanza dopo avere debitamente compilato i moduli elettronici. Una circostanza che getta nel panico i supplenti. Perché per un titolo non inserito o un punteggio non aggiornato si può perdere una supplenza e soprattutto lo stipendio per tre anni ed essere scavalcati da decine di concorrenti.
Perché le nuove graduatorie – conclude ‘La Repubblica’ – varranno per il triennio 2014/2016”. Anief ritiene quanto sta accadendo, a danno di quasi 200mila docenti precari, la conferma dello scarso impegno con cui l’amministrazione scolastica continua a considerare il corpo insegnante. Non bastava la mancata applicazione della direttiva europea che impone l’assunzione automatica per tutti i dipendenti che hanno svolto più di 36 mesi, il mancato adeguamento agli scatti stipendiali per i periodi di pre-ruolo, la corresponsione di buste paga così irrisorie che a fine carriera risultano un terzo più basse rispetto a quelle dell’area Ocde. Ora si aggiunge l’inefficienza del sistema telematico che dovrebbe garantire il corretto adeguamento delle domande di aggiornamento dei punteggi. Dando per scontato che tutti i problemi presentati nei primi giorni di attivazione del servizio telematico vengano risolti entro pochi giorni, il sindacato chiede che comunque si posticipi di almeno una settimana la scadenza ultima per l’invio delle domande (oggi programmata al 10 maggio 2014).
Per quanto riguarda tutti coloro che non debbono invece usufruire del modello telematico, Anief da alcune ore ha messo a disposizione i modelli per presentare domanda cartacea d’inserimento per gli esclusi, oltre che le istruzioni per compilare la domanda on line per aggiornare i punteggi per i docenti già inseriti: le indicazioni devono essere eseguite per chi successivamente, secondo le nuove istruzioni a partire dal 6 maggio ed entro il 20 maggio, vorrà ricorrere con Anief per ottenere l’inserimento o il reinserimento nella fascia aggiuntiva o l’aggiornamento dei nuovi punteggi (24 punti, servizio, militare, etc.) dichiarati, previa registrazione nel sito dell’Anief e regolarizzazione della posizione associativa.
L’importante è presentare la domanda e/o i titoli. Per aderire ai ricorsi è fondamentale necessario avere presentato la domanda. Tra costoro figurano, in particolare, tutti gli esclusi dalle ex permanenti, che ad oggi rappresentano l’unico canale di reclutamento per gli insegnanti: i 12 mila nuovi abilitati con TFA, i 70 mila abilitandi PAS, i 55 mila diplomati magistrali e alcune migliaia di idonei al concorso a cattedra non assunti nonché laureati ai corsi di Scienze della Formazione Primaria o abilitati in Europa. Il sindacato ha buoni motivi per ricorrere: negli ultimi anni sono tanti i giudici del lavoro che hanno dato ragione a richieste analoghe. Sopperendo alla non corretta interpretazione di quella parte della Legge n. 296/06 che ha trasformato le graduatorie permanenti in esaurimento.
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