La continuità didattica e l’avvicinamento al nuovo anno scolastico in Friuli Venezia Giulia sono minacciati, ma non dalla mobilità dei docenti o da un presunto esodo verso il centro-sud. È questo il quadro tracciato da Massimo Gargiulo, segretario regionale della Flc Cgil, che, intervistato da Friuli Oggi, offre una visione più complessa e preoccupante del sistema scolastico regionale.
Su 700 richieste di trasferimento presentate dai docenti in servizio in Friuli Venezia Giulia, meno di 100 riguardano altre regioni e solo una sessantina sono dirette verso il centro-sud. Inoltre, quasi la metà di queste mobilità non è volontaria ma d’ufficio, e la maggior parte dei trasferimenti volontari avviene all’interno della stessa provincia o addirittura dello stesso comune.
Secondo Gargiulo, il vero problema non è la libertà di movimento dei lavoratori, ma le politiche di assunzione del personale. “Restano infatti sul campo nazionale ben 62.293 posti di pianta organica liberi, non occupati da personale assunto a tempo indeterminato. In Friuli Venezia Giulia il dato ammonta a circa 1.500 posti, cui se ne aggiungeranno altrettanti nell’area del sostegno. Posti che saranno occupati dall’esercito dei precari”, afferma Gargiulo.
La carenza di personale, sia docente che ATA, costringerà il sistema scolastico regionale a utilizzare le risorse residue degli uffici territoriali per cercare personale precario, che sarà inevitabilmente “sballottato da una scuola all’altra”. Secondo il sindacato, saranno circa 3.000 i docenti che si troveranno in questa situazione all’inizio del nuovo anno scolastico, contro i 700 che si sposteranno verso una nuova sede stabile.
Anche dirigenti scolastici e direttori amministrativi non sono immuni da questa precarietà. “Per dinamiche e cause diverse – spiega Gargiulo – molti istituti, compresi quelli di recente dimensionamento, rischiano di non avere dirigenti scolastici e amministrativi titolari e a tempo pieno”.
In conclusione, la situazione scolastica in Friuli Venezia Giulia appare tutt’altro che rassicurante, e la continuità didattica è minacciata non dalla mobilità dei docenti, ma dalle lacune nelle politiche di assunzione e gestione del personale.
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