Secondo il segretario generale di Confintesa, il sindacato che a Terrasini ha riunito oltre 200 dirigenti nazionali per affrontare il nodo delle pensioni e del nuovo contratto collettivo nazionale del comparto Funzioni Centrali, “Più di un milione di dipendenti pubblici in Italia rischia di avere seri problemi per andare in pensione: a causa di disguidi burocratici vecchi di anni, infatti, ci sono dei buchi nella contribuzione previdenziale. Chiediamo che lo Stato corra immediatamente ai ripari, altrimenti con la “quota 100″ già dal 2019 ci troveremo in emergenza”.
“Nel corso del convegno – dice ilcoordinatore nazionale Confintesa Inps – l’Istituto nazionale di previdenza sociale ha illustrato i provvedimenti adottati per correre ai ripari: è stata istituita una task-force con 250 unità che sta provvedendo a regolarizzare le posizioni contributive dei lavoratori entro il 2022”.
Gli estratti contributivi dei dipendenti pubblici, infatti, presentano dei “buchi” che potrebbero creare difficoltà a chi vorrà andare in pensione.
“Il problema è che il sistema di trasmissione dei dati dei contributi è stato informatizzato solo all’inizio degli anni duemila – continua Viola – e i vari enti pubblici a volte non hanno comunicato bene i dati all’ex Inpdap. La criticità riguarda tutti i dipendenti pubblici, che in Italia sono oltre 3 milioni: dipendenti di ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici, scuola, sanità ed enti locali. Ecco perché siamo così preoccupati, specie in vista della quota 100”.
Si è affrontato anche il tema del nuovo contratto collettivo nazionale 2019-2021, in merito al quale Confintesa ha illustrato le sue proposte: “Il rinnovo firmato lo scorso febbraio riguarda gli ultimi otto anni, ma i dipendenti sono stati penalizzati due volte. Non solo non hanno ricevuto gli arretrati e si sono dovuti accontentare di un importo una tantum, ma avranno anche una pensione più bassa visto che i mancati arretrati non vengono calcolati ai fini pensionistici. Siamo pronti ad andare in Tribunale per difendere i diritti di oltre tre milioni di dipendenti pubblici”.
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