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Caos sull’abolizione del numero chiuso a Medicina. La parziale retromarcia del governo

“Giallo” sull’abolizione del numero chiuso Medicina.

Si tratta di una novità prevista nel comunicato stampa di Palazzo Chigi dedicato alle misure passate ieri al consiglio dei ministri.

Al ministero della Salute e a quello dell’Istruzione, però, non risulta.

In una nota congiunta, Giulia Grillo e Marco Bussetti dichiarano: “Abbiamo chiesto in sede di consiglio dei ministri di aumentare sia gli accessi sia i contratti delle borse di studio per Medicina. E’ un auspicio condiviso da tutte le forze di maggioranza che il Governo intende onorare. Si tratta chiaramente di un percorso da iniziare già quest’anno per gradi. Per assicurare l’aumento dei posti disponibili e avviare un percorso condiviso, a breve sarà convocata una riunione con tutti i soggetti interessati a cominciare dalla Crui”. 

Non una abolizione completa, dunque, “si procederà per gradi”, così come confermato dal Governo, in un ulteriore comunicato: “Si tratta di un obiettivo politico di medio periodo per il quale si avvierà un confronto tecnico con i ministeri competenti e la Crui, che potrà prevedere un percorso graduale di aumento dei posti disponibili, fino al superamento del numero chiuso”.

Come funziona il numero chiuso

Da anni il numero chiuso è al centro di un grande dibattito tra chi è sostenitore e chi invece lo considera come una violazione del diritto allo studio. Di test d’ingresso si fa riferimento anche nel contratto di governo stipulato da Lega e Movimento 5 Stelle quando, alla voce università, si annuncia “la revisione del sistema di accesso ai corsi a numero programmato”, che si dovrebbe attuare “attraverso l’adozione di un modello che assicuri procedure idonee a verificare le effettive attitudini degli studenti e la possibilità di una corretta valutazione”.

Introdotto dalla legge 264 del 1999, il numero chiuso indica due modalità differenti di limitazione dell’acceso alle lauree universitarie: da un lato esistono corsi a posti limitati, stabiliti dal singolo ateneo, dall’altro facoltà ad “accesso programmato nazionale”, regolamentate a livello statale.

Si parla di corsi ad “accesso programmato nazionale”, per indirizzi di studio per i quali il numero dei posti disponibili viene comunicato a livello nazionale con un decreto del Ministero dell’Istruzione che ogni anno pubblica un bando di concorso.

Rientrano in questa tipologia i test di Medicina, Medicina in inglese, Veterinaria, Architettura, Professioni Sanitarie e Scienze della formazione primaria.

Critiche Unione degli Studenti e Rete degli Studenti Medi

L’Unione degli Universitari e la Rete degli Studenti Medi sono sempre stati in prima linea contro il sistema di accesso a numero chiuso, evidenziando la necessità di superarlo, dando battaglia, nelle piazze, nelle scuole e nelle università contro le storture del sistema e le ingiustizie provocate dal test di accesso.

Dichiara Enrico Gulluni, Coordinatore nazionale dell’Unione degli Universitari: “Bene che il Governo si ponga un obiettivo così ambizioso, dopo che da anni denunciamo l’ingiustizia e le storture di questo sistema. Ma se davvero il Governo ha la seria volontà di eliminare il numero chiuso a medicina, si discuta di tempistiche, di obiettivi concreti, di un piano di investimenti che coinvolga il diritto allo studio, le borse di specializzazione, il finanziamento ordinario degli atenei. Peccato che le comunicazioni fatte prima dal Governo, poi dal ministro Bussetti facciamo trapelare estrema confusione rispetto a tutto questo: mancano previsioni economiche chiare, manca la delineazione di un percorso transitorio a nostro avviso ncessario. Oltretutto, si affronta il tema del numero chiuso come se riguardasse solo di medicina, dimenticando altri corsi di studio a numero chiuso nazionale, come ad esempio architettura, dove la barriera di accesso all’entrata può e deve essere eliminata subito, in quanto i richiedenti sono addirittura inferiori rispetto ai posti disponibili. Manca inoltre qualsiasi riferimento al numero programmato locale, battaglia che l’anno scorso ha riportato il tema sulle prime pagine dei giornali grazie ai nostri ricorsi e alla nostra campagna Effetto Domino. Inaccettabile inoltre che il MIUR dichiari di voler portare avanti la riforma con la CRUI, associazione privata, mentre non si fa menzione al CNSU, organo ministeriale che è la massima espressione degli studenti italiani”.

Continua Giammarco Manfreda, Coordinatore nazionale della Rete degli Studenti Medi: “Il futuro di migliaia di diplomati ogni anno non è uno scherzo, vogliamo risposte serie, non false promesse, non slogan utili solo a illudere gli studenti. Questo 12 ottobre siamo scesi nelle piazze di tutto il Paese per chiedere maggiori investimenti sulla scuola, sull’università e sulla ricerca, per chiedere che il Governo scommetta sulle nuove generazioni. Per scommettere su di noi servono investimenti, serve garantire il diritto allo studio per gli studenti delle scuole superiori, serve investire sull’orientamento in uscita, per costruire percorsi di consapevolezza, serve, più in generale, tramite investimenti continui, smontare la retorica delle università di serie A e di quelle di serie B, per rendere il sapere libero e gli studenti liberi di scegliere il proprio futuro!”

Concludono i Coordinatori: “Il Governo continua progressivamente a mostrare il suo reale obiettivo: proseguire un’interminabile campagna elettorale sulla pelle delle persone, tramite false promesse utili solo ad essere tradotte in titoli di giornale strumentali e fuorvianti. Ora basta, se si vuole superare il numero chiuso, il Ministro Bussetti convochi le rappresentanze studentesche e si confronti con noi, anzichè continuare a rifuggire il dialogo, a cinque mesi dall’insediamento di questo Governo.”

Redazione

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