In meno di 20 cartelle dattiloscritte il documento traccia un quadro della situazione positivo nel complesso ma sconfortante per altri versi.
Per affrontare con maggiore efficacia i problemi dell’handicap il Ministero si è dotato già da tempo di una apposita struttura, l’Osservatorio nazionale per l’integrazione scolastica degli alunni in situazione di handicap che, soprattutto negli ultimi anni, grazie anche alla intensa attività di coordinamento e promozione svolta dall’ispettore Sergio Neri (mancato nell’ottobre scorso) ha fornito contributi importanti per l’elaborazione delle strategie di intervento.
Ma nonostante tutto i problemi restano: gli stanziamenti per sostenere concretamente le scuole che hanno bisogno non solo di insegnanti specializzati ma anche di attrezzature, sussidi e formazione, sono nel loro complesso piuttosto modesti ed è anche per questo che – quest’anno – il 75 per cento del fondo disponibile a livello nazionale viene assegnato direttamente alle singole scuole (negli anni passati erano i Provveditorati che selezionavano i progetti migliori a livello provinciale).
Per migliorare la qualità dell’integrazione, il MPI sta puntando molto anche sulla circolazione delle esperienze nel tentativo di far "fruttare" bene gli investimenti che le scuole più attente (o più "ricche") riescono a fare: tramite la BDP è stato infatti bandito un concorso per premiare le migliori esperienze che verranno messe in rete nel sito Internet della stessa BDP all’interno del quale funziona anche un apposito portale dedicato ai problemi dell’handicap.
Ma alcuni passi della relazione che descrivono più da vicino la realtà della scuola lasciano un po’ perplessi: "L’Italia è randomizzata. La qualità dell’integrazione scolastica è fortemente connessa ai comportamenti individuali e collettivi delle singole scuole".
Che è come dire che non esiste (o è molto carente) un "governo" dell’integrazione. E con il consolidarsi dell’autonomia scolastica questa situazione potrebbe addirittura aggravarsi anziché risolversi.
E ancora: "Più piccolo è più accogliente. La capacità della scuola di accogliere e di istruire è direttamente connessa ai livelli scolastici: è alta nella scuola dell’infanzia, è bassa nella scuola secondaria".
E’ un altro dato su cui riflettere, soprattutto se si tiene conto che dal settembre prossimo prenderà avvio la riforma dei cicli.