"La scuola non è un’azienda e quindi non condivido l’opinione secondo la quale i capi di istituto debbano essere aiutati dalle aziende a imparare a fare i manager": lo ha dichiarato mercoledì scorso a Genova il Ministro Berlinguer prendendo parte al convegno nazionale sulla educazione ambientale.
"La scuola – ha precisato successivamente il Ministro ai giornalisti – è una realtà complessa ed ha bisogno personale qualificato; per questo abbiamo attribuito ai presidi la qualifica di dirigenti. Ma dirigere una scuola è cosa diversa dal management di un’azienda".
Queste dichiarazioni del Ministro, fatte certamente con la migliore delle intenzioni, rischiano in questa fase di aumentare il malumore della categoria; alcuni già commentano: "Ma come, stiamo frequentando corsi di formazione gestiti proprio da agenzie che cercano di convincerci che dobbiamo operare come manager privati e adesso il Ministro ci dice che il management scolastico è cosa del tutto diversa da quello aziendale ?"
La stessa Associazione Nazionale Presidi – che da mesi sta lavorando per fare in modo che il contratto dei capi di istituto si apra in un’area separata ed esterna al comparto scuola – difficilmente potrà apprezzare la battuta del Ministro che sembra voler proprio dire: "Dirigenza sì, ma specifica e tutta dentro la scuola".
Il fatto è che i problemi connessi con il contratto dei capi di istituto stanno aumentando di giorno in giorno; un paio di settimane addietro, l’apertura delle trattative sembrava ormai imminente, ma adesso pare che i tempi si stiano allungando un po’ troppo.
Ed anche dentro le organizzazioni sindacali confederali le acque non sono per nulla tranquille; di segnali ce ne sono parecchi: a molti presidi – per esempio – la posizione espressa dal CNPI sul regolamento di contabilità non è piaciuta affatto e se considera che su tale posizione tutte le "sigle" sindacali presenti nel Consiglio hanno concordato pienamente (l’unico voto contrario è stato espresso dal rappresentante dell’Andis) le conclusioni sono facile da tirare !
Insomma, la battuta del Ministro ("Abbiamo attribuito la qualifica di dirigente ai presidi") rischia di irritare ancora di più una larga parte della categoria che a fronte di responsabilità crescenti e impegni di lavoro sempre più pressanti non ha ottenuto molto sul piano economico.
La fine dell’anno scolastico e sempre più vicina e c’è il rischio che la vertenza contrattuale dei capi di istituto entri nel vivo nel mese di luglio, quando saranno in pieno svolgimento gli esami di Stato: a quel punto il malcontento degli insegnanti e il malumore dei presidi potrebbero dare origine ad una miscela esplosiva.
E gli esiti potrebbero essere del tutto imprevedibili.